Isabelle Stengers : ” In Catastrophic Times “

Isabelle Stengers : ” In Catastrophic Times “

Quello che stiamo vivendo è l’incubo a occhi aperti di un capitalismo predatore al quale gli Stati hanno ceduto, in tutta opacità, il controllo del futuro, addossando alle proprie popolazioni l’ingiunzione quasi morale di estinguere i “loro” debiti e attaccandosi a vicenda davanti al tribunale dell’Organizzazione mondiale del commercio (OMC) in reazione alla minima misura volta a limitare la predazione. Insomma, è sempre più palesemente evidente che l’oligarchia dei super ricchi ha acquisito il potere di mettere il mondo al servizio dei propri interessi.

Jennifer Le Zotte : ” From Goodwill to Grunge “

Jennifer Le Zotte : ” From Goodwill to Grunge “

Anche se non formalmente calcolato, sembra quasi che la società opulenta abbia distribuito abiti ai poveri perché non offendessero il resto della società con la vista di stracci. La donazione di abiti leggermente consumati a enti di beneficenza filantropici come Goodwill e l’Esercito della Salvezza ha curato le ferite della società con cerotti di stoffa.

Jeffrey Sachs : ” The Ages of Globalization “

Jeffrey Sachs : ” The Ages of Globalization “

La Cina ha intrapreso decisamente questa strada con l’ascesa al potere del brillante e pragmatico riformatore Deng Xiaoping nel 1978.
Seguendo i saggi consigli di Deng sull’apertura pragmatica del mercato e il suo famoso approccio non ideologico (“Non importa se un gatto è bianco o nero purché catturi i topi”), la Cina ha raggiunto una crescita del PIL di circa il 10% annuo per quasi trentacinque anni, all’incirca dal 1980 al 2015. Una crescita del 10% annuo si traduce in un raddoppio ogni sette anni. In trentacinque anni, ciò significa cinque raddoppi o una crescita cumulativa di 2 × 2 × 2 × 2 × 2 = 32 volte. Infatti, secondo i dati del FMI, la Cina è cresciuta di poco meno del 10 per cento all’anno (9,8 per cento), tanto che la crescita cumulativa è arrivata ad un aumento di ventisei volte, un risultato straordinario.

Jeffrey Sachs : ” The Ages of Globalization “

Jeffrey Sachs : ” The Ages of Globalization “

Un risultato di questo catastrofico declino della popolazione fu un proporzionato declino della terra nelle Americhe utilizzata per l’agricoltura. Con un uso del suolo pro capite di circa un ettaro, il calo della popolazione ha comportato una riduzione dell’uso del suolo di circa 55 milioni di ettari. Gran parte di questa terra è tornata a foresta o altra copertura vegetale, portando a un prelievo biologico e allo stoccaggio del carbonio atmosferico, che gli autori stimano essere dell’ordine di 7,4 miliardi di tonnellate di carbonio (GtC) tra il 1500 e il 1600, o un prelievo di circa 3,5 parti per milione di CO2 nell’atmosfera. Questa riduzione della CO2 atmosferica, a sua volta, ha probabilmente giocato un ruolo nel raffreddamento osservato della temperatura terrestre nel sedicesimo secolo, che si stima fosse di circa 0,15 gradi Celsius. Questo leggero raffreddamento è stato talvolta definito la piccola era glaciale in Europa nel 1500.

Jeffrey Sachs : ” The Ages of Globalization “

Jeffrey Sachs : ” The Ages of Globalization “

Voglio che consideriamo tre grandi questioni per il nostro tempo mentre guardiamo indietro alla storia per ottenere intuizioni per il futuro. In primo luogo, il mondo può scegliere un percorso di prosperità condivisa, inclusione sociale e sostenibilità ambientale in questa settima era della globalizzazione? Possiamo chiamarla la sfida dello sviluppo sostenibile. In secondo luogo, come dovrebbe essere organizzata la nostra governance globale se, come sembra probabile, l’era anglo-americana è finita e ora ci troviamo in un mondo veramente multipolare? Possiamo chiamarla la sfida della governance multilaterale. Terzo, è possibile la pace globale e, in tal caso, su quale modello di comprensione ed etica umana potrebbe essere realizzata? Possiamo chiamarla la sfida dei valori universali.

Bruno Latour : ” Facing Gaia “

Bruno Latour : ” Facing Gaia “

In un’epoca in cui i commentatori deplorano la “mancanza di spirito rivoluzionario” e il “crollo degli ideali di emancipazione”, come non stupirsi che siano gli storici della natura a rivelare, sotto il nome della Grande Accelerazione il cui inizio segna l’Antropocene, che la rivoluzione è già avvenuta, che gli eventi con cui dobbiamo confrontarci non si situano nel futuro ma in un passato recente? Gli attivisti rivoluzionari vengono smentiti quando si rendono conto che, qualunque cosa facciamo oggi, la minaccia rimarrà con noi per secoli, millenni, perché la staffetta di tante azioni irreversibili, commesse da esseri umani, è stata ripresa dal riscaldamento inerziale del mare, i cambiamenti dell’albedo polare, la crescente acidità degli oceani, e poiché non si tratta di riforme progressive ma di cambiamenti catastrofici, una volta superata la linea, non più come colonne d’Ercole ma come punti di non ritorno.

Bruno Latour : ” Down To Earth “

Bruno Latour : ” Down To Earth “

La grandiosa invenzione galileiana è arrivata a occupare tutto lo spazio facendo dimenticare che vedere la terra da Sirio è solo una minuscola parte – anche se c’è di mezzo l’universo infinito – di ciò che abbiamo il diritto di conoscere positivamente.

Necessariamente, da Sirio rischiamo di perdere molti eventi, mentre sviluppiamo molte illusioni sulla razionalità o irrazionalità del Pianeta Terra!

Bruno Latour : ” Down To Earth “

Bruno Latour : ” Down To Earth “

Le élite erano così profondamente convinte che non ci sarebbe stata una vita futura per tutti che hanno deciso di sbarazzarsi di tutti gli oneri della solidarietà il più velocemente possibile – da qui la deregolamentazione; hanno deciso di costruire una sorta di fortezza dorata per coloro (una piccola percentuale) che ce la faranno – da qui l’esplosione delle disuguaglianze; e hanno deciso che, per nascondere il grossolano egoismo di una simile fuga dal mondo condiviso, avrebbero dovuto respingere in modo assoluto la minaccia all’origine di questa fuga precipitosa – da qui la negazione del cambiamento climatico.

Per tornare alla logora metafora del Titanic, le classi dirigenti capiscono che il naufragio è certo; si riservano le scialuppe di salvataggio e chiedono all’orchestra di continuare a suonare ninne nanne in modo da poter approfittare dell’oscurità per battere in ritirata prima che l’aumento dell’inclinazione della nave allerti le altre classi!