Jeffrey Sachs : ” The Ages of Globalization “

Jeffrey Sachs : ” The Ages of Globalization “

Voglio che consideriamo tre grandi questioni per il nostro tempo mentre guardiamo indietro alla storia per ottenere intuizioni per il futuro. In primo luogo, il mondo può scegliere un percorso di prosperità condivisa, inclusione sociale e sostenibilità ambientale in questa settima era della globalizzazione? Possiamo chiamarla la sfida dello sviluppo sostenibile. In secondo luogo, come dovrebbe essere organizzata la nostra governance globale se, come sembra probabile, l’era anglo-americana è finita e ora ci troviamo in un mondo veramente multipolare? Possiamo chiamarla la sfida della governance multilaterale. Terzo, è possibile la pace globale e, in tal caso, su quale modello di comprensione ed etica umana potrebbe essere realizzata? Possiamo chiamarla la sfida dei valori universali.

Bruno Latour : ” Facing Gaia “

Bruno Latour : ” Facing Gaia “

In un’epoca in cui i commentatori deplorano la “mancanza di spirito rivoluzionario” e il “crollo degli ideali di emancipazione”, come non stupirsi che siano gli storici della natura a rivelare, sotto il nome della Grande Accelerazione il cui inizio segna l’Antropocene, che la rivoluzione è già avvenuta, che gli eventi con cui dobbiamo confrontarci non si situano nel futuro ma in un passato recente? Gli attivisti rivoluzionari vengono smentiti quando si rendono conto che, qualunque cosa facciamo oggi, la minaccia rimarrà con noi per secoli, millenni, perché la staffetta di tante azioni irreversibili, commesse da esseri umani, è stata ripresa dal riscaldamento inerziale del mare, i cambiamenti dell’albedo polare, la crescente acidità degli oceani, e poiché non si tratta di riforme progressive ma di cambiamenti catastrofici, una volta superata la linea, non più come colonne d’Ercole ma come punti di non ritorno.

Bruno Latour : ” Down To Earth “

Bruno Latour : ” Down To Earth “

La grandiosa invenzione galileiana è arrivata a occupare tutto lo spazio facendo dimenticare che vedere la terra da Sirio è solo una minuscola parte – anche se c’è di mezzo l’universo infinito – di ciò che abbiamo il diritto di conoscere positivamente.

Necessariamente, da Sirio rischiamo di perdere molti eventi, mentre sviluppiamo molte illusioni sulla razionalità o irrazionalità del Pianeta Terra!

Bruno Latour : ” Down To Earth “

Bruno Latour : ” Down To Earth “

Le élite erano così profondamente convinte che non ci sarebbe stata una vita futura per tutti che hanno deciso di sbarazzarsi di tutti gli oneri della solidarietà il più velocemente possibile – da qui la deregolamentazione; hanno deciso di costruire una sorta di fortezza dorata per coloro (una piccola percentuale) che ce la faranno – da qui l’esplosione delle disuguaglianze; e hanno deciso che, per nascondere il grossolano egoismo di una simile fuga dal mondo condiviso, avrebbero dovuto respingere in modo assoluto la minaccia all’origine di questa fuga precipitosa – da qui la negazione del cambiamento climatico.

Per tornare alla logora metafora del Titanic, le classi dirigenti capiscono che il naufragio è certo; si riservano le scialuppe di salvataggio e chiedono all’orchestra di continuare a suonare ninne nanne in modo da poter approfittare dell’oscurità per battere in ritirata prima che l’aumento dell’inclinazione della nave allerti le altre classi!

Bruno Latour : ” Down To Earth “

Bruno Latour : ” Down To Earth “

Un primo evento storico: la Brexit. Il paese che aveva inventato il grande spazio del mercato, sia sul mare che sulla terraferma; il Paese che aveva incessantemente spinto l’Unione Europea a non essere altro che un enorme negozio; proprio questo paese, di fronte all’arrivo improvviso di migliaia di profughi, ha deciso d’impulso di smettere di giocare al gioco della globalizzazione. Alla ricerca di un impero da tempo scomparso, tenta di sottrarsi all’Europa (a prezzo di difficoltà sempre più inestricabili).

Bruno Latour : ” Down To Earth “

Bruno Latour : ” Down To Earth “

Decisero che era inutile agire come se la storia continuasse a muoversi verso un orizzonte comune, verso un mondo in cui tutti gli esseri umani potessero prosperare allo stesso modo. Dagli anni ’80 in poi, le classi dirigenti smisero di pretendere di guidare e iniziarono invece a proteggersi dal mondo.

L’assenza di un mondo comune che possiamo condividere ci sta facendo impazzire.

Senza l’idea che siamo entrati in un Nuovo Regime Climatico, non possiamo comprendere l’esplosione delle disuguaglianze, la portata della deregolamentazione, la critica della globalizzazione o, soprattutto, il panico desiderio di tornare alle vecchie protezioni dello stato-nazione – un desiderio che si identifica, in modo abbastanza impreciso, con “l’ascesa del populismo”.

Franz Fanon : ” The Wretched of the Earth “

Franz Fanon : ” The Wretched of the Earth “

I piedi del colonizzatore non si intravedono mai, tranne forse in mare, ma poi non ci si avvicina mai abbastanza. Sono protetti da scarpe solide in un settore dove le strade sono pulite e lisce, senza buche, senza sassi. Il settore del colonizzatore è un settore sazio, pigro, il suo ventre è sempre pieno di cose buone. Il settore dei colonizzatori è un settore di bianchi, un settore di stranieri.

Gloria Anzaldua : ” Borderlands – La Frontera “

Gloria Anzaldua : ” Borderlands – La Frontera “

Smettiamo tutti di importare i miti greci e il punto di vista scisso cartesiano occidentale e radichiamoci nel suolo mitologico e nell’anima di questo continente. L’America bianca si è occupata del corpo della terra solo per sfruttarlo, mai per soccorrerlo o nutrirsi in esso. Invece di strappare di nascosto l’energia vitale delle persone di colore e metterla a uso commerciale, i bianchi potrebbero permettersi di condividere, scambiare e imparare da noi in modo rispettoso.

Ann Pettifor : ” The Case for the Green New Deal “

Ann Pettifor : ” The Case for the Green New Deal “

Ma questo è disfattismo. L’uso o la gestione della tecnologia non è il risultato delle agitazioni di qualche algoritmo robotico; è il risultato di decisioni economiche, politiche e sociali. Se scegliamo di consentire alla tecnologia di dettare la globalizzazione finanziaria, questa è una scelta deliberata. Possiamo altrettanto facilmente scegliere di far funzionare la tecnologia per domare la globalizzazione finanziaria.