Crediamo che il nostro Guaio, oggi, si possa chiamare “Capitalismo Globalizzato”.
Per “nostro” intendiamo l’Umanità.
Prima di pensare e programmare “vie d’uscita” oppure “alternative”, dovremmo mettere a fuoco attraverso quali strumenti siamo arrivati ad essere oppressi, sempre come umanità nel suo complesso, da questo capitalismo globalizzato.
Potremmo parlare di almeno quattro strumenti di oppressione:
– la speculazione finanziaria
– i trattati internazionali (multi e bilaterali) relativi al commercio e le legislazioni nazionali “corrotte”
– la sottrazione della sovranità monetaria
– l’impedimento della libera circolazione delle persone
Crediamo che l’obiettivo da raggiungere sia la piena occupazione e la stabilità dei prezzi, come condizione necessaria per offrire a ogni cittadino le premesse per una vita dignitosa.
Aderiamo quindi agli intenti di tutti coloro che vanno in questa direzione.
E’ evidente che per raggiungere questo obiettivo sono indispensabili la sovranità monetaria e la sovranità fiscale.
E’ evidente che la nostra realtà , il nostro vivere in comunità, il nostro quotidiano si stanno allontanando sempre più, poco a poco, dalla “frontiera”.
“Frontiera” intesa come quello spazio “al limite”, “di confine”, quel gradino percepito come un passo che ti fa uscire da una situazione molto difficile per accedere ad uno stadio leggermente superiore, ma difficile.
Abbiamo la sensazione che oggi, nella nostra comunità di San Nicolò, viviamo vari gradini più in alto.
Crediamo che ci siano delle cause endogene e altre esogene.
Le prime dipendono da noi stessi, da come organizziamo il nostro quotidiano, come orientiamo i nostri interessi, da quanto siamo accomodanti, da come rimuoviamo le difficoltà esterne, dal “vetro rotto” della finestra di casa nostra, che dovrebbe fare entrare il freddo, durante l’inverno, per ricordarci la situazione delle persone più vulnerabili all’esterno (questo rimane il monito sempre prezioso dell’Abbé Pierre che facciamo fatica troppo spesso, purtroppo, a tradurre nella realtà).
Le seconde sono dovute all’ attuale situazione sociale ed economica che ci circonda, realtà sempre più degradata, che fa si che la nostra proposta di comunità diventi sempre più un privilegio per pochi fortunati.
Sulle prime possiamo intervenire al nostro interno, sulle seconde ci sentiamo impotenti, anche perché facciamo fatica a metterle “a fuoco”. Ma è sulle seconde che dobbiamo intervenire come collettività, come società, per cercare di arrestare questo degrado, principalmente sociale ed economico, degrado che abbassa continuamente l’asticella del legale, del “consentito”.
Non abbiamo la formazione sociologica ed economica adeguata: possiamo solo aderire a delle ipotesi, a letture della realtà, che ci possono affascinare e coinvolgere, soprattutto quando mettono al centro del loro sforzo le persone più vulnerabili.