Tra il 1947 e il 1949, almeno 750.000 civili su una popolazione di 1,9 milioni furono espulsi con la forza e furono rifugiati oltre i confini del nuovo Stato. I palestinesi la chiamano Nakba, la catastrofe. In sette mesi furono distrutti 531 villaggi e uccise 15.000 persone. I restanti palestinesi hanno subito percosse, stupri e internamento.
Autore: FinanzaFunzionale
Antony Loewenstein : ” The Palestine Laboratory “
Dalla metà degli anni Cinquanta Israele, avendo sviluppato un vitale settore della difesa, iniziò a vendere le sue merci mortali oltre i suoi confini. Anni dopo, il primo ministro Ben-Gurion sottolineò che Israele “venderà armi a paesi stranieri in tutti i casi in cui il Ministero degli Affari Esteri non avrà obiezioni”. Gli anni ’50 videro lo sviluppo di società di difesa di proprietà del governo, e negli anni ’60 crebbero entità di proprietà privata, tra cui Elbit, oggi il più grande produttore privato di armi in Israele.
Antisemitismo e critica a Israele: una pericolosa confusione
Un gruppo di scrittrici e scrittori ebrei, fra cui Naomi Klein, Judith Butler e Tony Kushner, ha scritto questa lettera aperta in risposta al ritorno di un vecchio argomento: la pretesa che criticare Israele sia antisemitismo, e per chiedere un cessate il fuoco a Gaza, una soluzione per il ritorno sicuro degli ostaggi a Gaza e dei prigionieri palestinesi in Israele e la fine dell’occupazione israeliana.
Siamo scrittori, artisti e attivisti ebrei che desiderano sconfessare la narrazione diffusa secondo cui qualsiasi critica a Israele è intrinsecamente antisemita. Israele e i suoi difensori hanno usato a lungo questa tattica retorica per proteggere Israele dalle responsabilità, per dare una veste morale all’investimento multimiliardario degli Stati Uniti nell’esercito israeliano, per oscurare la realtà mortale dell’occupazione e per negare la sovranità palestinese. Ora, questo insidioso bavaglio alla libertà di parola viene utilizzato per giustificare i continui bombardamenti militari di Israele su Gaza e per mettere a tacere le critiche della comunità internazionale.
Condanniamo i recenti attacchi contro i civili israeliani e palestinesi e piangiamo questa straziante perdita di vite umane. Nel nostro dolore, siamo inorriditi nel vedere la lotta all’antisemitismo usata come pretesto per crimini di guerra con dichiarato intento genocida.
L’antisemitismo è una parte dolorosa del passato e del presente della nostra comunità. Le nostre famiglie sono sfuggite a guerre, vessazioni, pogrom e campi di concentramento. Abbiamo studiato la lunga storia di persecuzioni e violenze contro gli ebrei e prendiamo sul serio il continuo antisemitismo che mette a rischio la sicurezza degli ebrei in tutto il mondo. Lo scorso ottobre si è celebrato il quinto anniversario del peggior attacco antisemita mai commesso negli Stati Uniti: gli undici fedeli dell’Albero della Vita – Or L’Simcha di Pittsburgh, uccisi da un uomo armato che sosteneva teorie cospirative che incolpavano gli ebrei dell’arrivo dei migranti centroamericani e che, in tal modo, disumanizzavano entrambi i gruppi. Rifiutiamo l’antisemitismo in tutte le sue forme, anche quando si maschera da critica al sionismo o alle politiche di Israele. Riconosciamo anche che, come ha scritto il giornalista Peter Beinart nel 2019, “l’antisionismo non è intrinsecamente antisemita, e sostenere che lo sia sfrutta la sofferenza ebraica per cancellare l’esperienza palestinese”.
Riteniamo che questa tattica retorica sia antitetica ai valori ebraici, che ci insegnano a riparare il mondo, a mettere in discussione l’autorità e a difendere gli oppressi dagli oppressori. È proprio a causa della dolorosa storia dell’antisemitismo e delle lezioni dei testi ebraici che sosteniamo la dignità e la sovranità del popolo palestinese. Rifiutiamo la falsa contrapposizione tra la sicurezza degli ebrei e la libertà dei palestinesi; tra l’identità ebraica e la fine dell’oppressione dei palestinesi. Crediamo infatti che i diritti degli ebrei e dei palestinesi vadano di pari passo. La sicurezza di ciascun popolo dipende da quella dell’altro. Non siamo certo i primi a dirlo e ammiriamo coloro che hanno dato forma a questa linea di pensiero sulla scia di tanta violenza.
Comprendiamo da dove nasca la confusione fra l’antisemitismo e la critica a Israele o al sionismo. Per anni, decine di Paesi hanno sostenuto la definizione di antisemitismo dell’International Holocaust Remembrance Alliance. La maggior parte degli undici esempi di antisemitismo che essa contiene riguardano commenti sullo Stato di Israele, alcuni dei quali possono essere interpretati in modo tale da limitare l’ambito delle critiche accettabili. Inoltre, la Anti-Defamation League classifica l’antisionismo come antisemitismo, nonostante i dubbi di molti dei suoi stessi esperti. Queste definizioni hanno favorito l’intensificarsi delle relazioni del governo israeliano con forze politiche di estrema destra e antisemite, dall’Ungheria alla Polonia agli Stati Uniti e oltre, mettendo in pericolo gli ebrei della diaspora. Per contrastare queste definizioni generiche, un gruppo di studiosi dell’antisemitismo ha pubblicato la Dichiarazione di Gerusalemme nel 2020, offrendo linee guida più specifiche per identificare l’antisemitismo e distinguerlo dalle critiche e dai dibattiti su Israele e il sionismo.
Le accuse di antisemitismo alla minima obiezione alla politica israeliana hanno permesso a lungo a Israele di sostenere un regime che gruppi per i diritti umani, studiosi, analisti legali e organizzazioni palestinesi e israeliane hanno definito di apartheid. Queste accuse continuano ad avere un effetto spaventoso sulla nostra politica. Questo ha significato la soppressione politica a Gaza e in Cisgiordania, dove il governo israeliano confonde l’esistenza stessa del popolo palestinese con l’odio per gli ebrei di tutto il mondo. Nella propaganda rivolta internamente ai propri cittadini ed esternamente all’Occidente, il governo israeliano afferma che le rivendicazioni dei palestinesi non riguardano la terra, la mobilità, i diritti o la libertà, ma piuttosto l’antisemitismo. Nelle ultime settimane, i leader israeliani hanno continuato a strumentalizzare la storia del trauma ebraico per disumanizzare i palestinesi. Nel frattempo, gli israeliani vengono arrestati o sospesi dal lavoro per i loro post sui social media in difesa di Gaza e giornalisti israeliani temono conseguenze per aver criticato il loro governo.
Definire tutte le critiche a Israele come antisemite, inoltre, schiaccia nell’immaginario popolare tutto il popolo ebraico su Israele. Nelle ultime due settimane negli Usa, abbiamo visto sia democratici che repubblicani difendere l’identità ebraica sulla base del sostegno a Israele. Una lettera molto vaga firmata da decine di personalità e pubblicata il 23 ottobre ha ripetuto a pappagallo le posizioni del Presidente Biden come sostenitore del popolo ebraico sulla base del suo appoggio a Israele. Di recente la 92NY ha rinviato un evento con l’autore Viet Thanh Nguyen, che aveva firmato una lettera in cui chiedeva la fine degli attacchi di Israele a Gaza, sottolineando la sua identità di “istituzione ebraica”. Come altri hanno osservato, i tentativi di collocare storicamente gli attacchi del 7 ottobre sono visti come un ripudio della sofferenza ebraica piuttosto che come necessari strumenti per comprendere e porre fine a tale violenza.
L’idea che tutte le critiche a Israele siano antisemite diffonde l’idea che palestinesi, arabi e musulmani siano intrinsecamente sospetti, agenti dell’antisemitismo finché non dicono esplicitamente il contrario. Dal 7 ottobre, i giornalisti palestinesi hanno dovuto affrontare una repressione senza precedenti. Un cittadino palestinese di Israele è stato licenziato dal suo lavoro in un ospedale israeliano per un post su Facebook del 2022 che citava il primo pilastro dell’Islam. I leader europei hanno vietato le proteste a favore della Palestina e hanno criminalizzato l’esposizione della bandiera palestinese. A Londra, un ospedale ha recentemente tolto dei disegni realizzati da bambini di Gaza dopo che un gruppo pro-Israele ha affermato che facevano sentire i pazienti ebrei “vulnerabili, molestati e vittimizzati”. Persino dei disegni di bambini palestinesi vengono associati a un’allucinazione di violenza.
I leader statunitensi alimentano ulteriormente la confusione schiacciando la sicurezza degli ebrei sul finanziamento militare incondizionato e costante di Israele, che non ha alcuna intenzione di fare la pace. Il 13 ottobre, il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti ha diffuso una nota interna in cui si esortavano i funzionari a non utilizzare il linguaggio della “de-escalation/cessate il fuoco”, della “fine della violenza/spargimento di sangue” o del “ripristino della calma”. Il 25 ottobre, Biden ha messo in dubbio il numero di morti palestinesi e lo ha definito il “prezzo” della guerra di Israele. Questa logica crudele continuerà a favorire l’antisemitismo e l’islamofobia. Il Dipartimento di Sicurezza Nazionale si sta preparando per un aumento previsto dei crimini d’odio contro ebrei e musulmani, che è già iniziato.
Per ognuno di noi, l’identità ebraica non è un’arma da brandire nella lotta per il potere di Stato, ma una fonte di saggezza che dice: “Giustizia, giustizia, perseguirai”. Tzedek, tzedek, tirdof. Ci opponiamo allo sfruttamento del nostro dolore e al silenzio dei nostri alleati.
Chiediamo un cessate il fuoco a Gaza, una soluzione per il ritorno sicuro degli ostaggi a Gaza e dei prigionieri palestinesi in Israele e la fine dell’occupazione israeliana. Chiediamo inoltre ai governi e alla società civile degli Stati Uniti e dell’Occidente di opporsi alla repressione del sostegno alla Palestina.
Ci rifiutiamo di permettere che queste richieste urgenti e necessarie vengano soppresse in nostro nome. Quando diciamo “mai più”, lo diciamo sul serio.
La traduzione e’ a cura della redazione di micromega.net
Ilan Pappé : ” Ten Myths About Israel “
Intellettuale e studioso socialista, ebreo e anti-sionista, di formazione comunista, è uno dei rappresentanti della cosiddetta Nuova storiografia israeliana, che ha come fine scientifico ed etico quello di sottoporre a un accurato riesame la documentazione orale, che è prevalsa per decenni, nel tracciare le linee ricostruttive storiche relative alla nascita dello Stato d’Israele e del sionismo in Israele; nella “nuova storiografia” Pappé rappresenta la voce più critica nei confronti della leadership israeliana (da Ben Gurion in poi) e in favore dei palestinesi.
1881
Ondate di pogrom russi durano fino al 1884. Il movimento sionista appare in Europa.
1882
Prima Aliyah (1882-1904). La fondazione di Rishon LeZion, Zichron Yaacov e Rosh Pina in Palestina.
1897
Il primo congresso sionista a Basilea. L’istituzione del Congresso Sionista Mondiale.
1898
Il Secondo Congresso Sionista.
1899
Il Terzo Congresso Sionista.
1901
Viene fondato il Fondo Nazionale Ebraico (JNF).
1904
La seconda Aliyah (1904–14).
1908
Viene istituito l’Ufficio per la Palestina (nel 1929 divenne Agenzia Ebraica).
1909
Viene fondato Degania, il primo Kibbutz (Kvutzat Degania). L’edificio di Tel Aviv. Viene fondato l’Hashomer.
1915-1916
La corrispondenza Hussein-McMahon.
1916
L’accordo Sykes-Picot.
1917
La Dichiarazione Balfour. La Gran Bretagna occupa la Palestina e la governa attraverso un’amministrazione militare (fino al 1920).
1920
Viene fondata l’Haganah. Viene fondata l’Histadrut. La Conferenza di San Remo concede alla Gran Bretagna il mandato sulla Palestina.
1922
La Gran Bretagna riconosce la Transgiordania come entità politica separata e Amir Abdullah come suo sovrano. Il Congresso americano approva la Dichiarazione Balfour.
1923
Il mandato britannico sulla Palestina e sulla Transgiordania viene autorizzato prima dalla Società delle Nazioni, poi dal Trattato di Losanna.
1931
L’Irgun si divide dall’Haganah.
1936
Scoppia la rivolta araba che durerà fino al 1939.
1937
La Commissione Reale Peel.
1940
Il “Lehi” (banda Stern) si separa dall’Irgun. Lancio del progetto Village Files.
1946
La Commissione d’inchiesta anglo-americana.
1947
La Gran Bretagna annuncia la fine del mandato e trasferisce la questione della Palestina all’ONU. L’ONU forma un comitato speciale, UNSCOP, che raccomanda la spartizione. Ciò è approvato dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite (Risoluzione 181).
1948
La pulizia etnica della Palestina: finisce il mandato britannico, lo Stato d’Israele dichiarato e riconosciuto da Stati Uniti e URSS. Israele in guerra con le truppe che entrano in Palestina dai paesi arabi vicini mentre completa l’espulsione di metà della popolazione palestinese, demolendo metà dei suoi villaggi e svuotando e distruggendo undici delle sue dodici città.
1949
Risoluzione 194 dell’UNGA (che chiede il ritorno dei profughi palestinesi). Accordi di armistizio tra Israele, Egitto, Giordania, Libano ed Egitto. Ai restanti cittadini palestinesi in Israele viene imposto il governo militare, che rimarrà in vigore fino al 1966.
1950
Inizia l’immigrazione degli ebrei dai paesi arabi.
1956
Israele si unisce a Gran Bretagna e Francia in una guerra contro Nasser in Egitto, occupando la penisola del Sinai e la Striscia di Gaza. Il massacro di Kafr Qasim.
1959
Rivolte di Wadi Salib (rivolte dei Mizrahi ad Haifa per protestare contro la discriminazione).
1963
La fine dell’era Ben-Gurion.
1967
La Guerra dei Sei Giorni: Israele occupa il Sinai e la Striscia di Gaza, le alture di Golan, Gerusalemme Est e la Cisgiordania. La risoluzione 242 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite invita Israele a ritirarsi da tutti i territori occupati. Inizia il progetto di insediamento israeliano in Cisgiordania e Gaza.
1973
La guerra di ottobre: Israele occupa parte dell’Egitto vero e proprio e mantiene il controllo delle alture di Golan dopo un sanguinoso conflitto che ha colto lo stato di sorpresa.
1974
La Risoluzione 338 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite riafferma il diritto dei palestinesi all’autodeterminazione e all’indipendenza nazionale.
1976
La Giornata della Terra Proteste dei palestinesi in Israele contro la giudaizzazione della Galilea.
1977
Il Likud guidato da Menachem Begin vince le elezioni nazionali dopo trent’anni di governo laburista. Il presidente egiziano Anwar Sadat visita Gerusalemme e avvia colloqui bilaterali con Israele.
1978
Firmato il trattato di pace tra Israele ed Egitto. Attacco dell’OLP a Tel Aviv ricambiato dall’operazione “Litani”: Israele occupa parte del Libano meridionale.
1981
Annessione delle alture di Golan a Israele.
1982
Il Sinai tornò in Egitto. Operazione “Pace per la Galilea” in cui Israele invade il Libano nel tentativo di distruggere l’OLP.
1987
La prima Intifada palestinese.
1989
Crollo dell’URSS e migrazione di massa di ebrei e non ebrei da tutto il blocco orientale verso Israele.
1991
Prima Guerra del Golfo. Gli Stati Uniti convocano a Madrid una conferenza internazionale sulla Palestina.
1992
Il partito laburista torna al potere e Yitzhak Rabin diventa primo ministro per la seconda volta.
1993
L’OLP e Israele firmano alla Casa Bianca la Dichiarazione di principi di Oslo.
1994
Viene costituita l’Autorità Nazionale Palestinese e Yasser Arafat, presidente dell’OLP, arriva nei territori occupati per diventare presidente dell’ANP. Israele e Giordania firmano il trattato di pace.
1995
Firmato Oslo II (accordo provvisorio per il controllo palestinese di parti della Cisgiordania e della Striscia di Gaza). Yitzhak Rabin viene assassinato.
1996
Il Likud torna al potere e viene formato il primo governo Benjamin Netanyahu.
1999
Il laburista Ehud Barak eletto primo ministro.
2000
Israele si ritira dal Libano meridionale. Scoppia la Seconda Intifada.
2001
Ariel Sharon, capo del Likud, eletto primo ministro. Successivamente forma un proprio partito (Kadima) e vince le elezioni del 2005
2002
Il progetto del Muro in Cisgiordania è approvato; l’implementazione inizia nel 2003.
2005
Sharon rieletta. Viene lanciato il movimento per il boicottaggio, il disinvestimento e le sanzioni. Israele evacua dagli insediamenti e dalle basi militari di Gaza.
2006
Hamas vince le elezioni per il secondo Consiglio Legislativo Palestinese (PLC). Israele, il Quartetto del Medio Oriente (Stati Uniti, Russia, Nazioni Unite e Unione Europea), diversi stati occidentali e gli stati arabi impongono sanzioni all’Autorità Palestinese, sospendendo tutti gli aiuti esteri. Inizia l’assedio di Gaza. Seconda guerra del Libano e attacco israeliano alla Striscia di Gaza.
2006
Ehud Olmert eletto primo ministro (nel febbraio 2016 Olmert ha iniziato una pena detentiva di diciannove mesi per corruzione e ostruzione alla giustizia).
2008
Guerra di Gaza – Operazione “Piombo Fuso”. Le Nazioni Unite e le organizzazioni per i diritti umani contano più di 1.400 morti palestinesi, di cui 926 civili disarmati. Sono stati uccisi tre civili israeliani e sei soldati.
2009-2013
Secondo governo Netanyahu.
2011
Protesta sociale in tutto Israele (The Tent Movement).
2012
Operazione “Pilastro delle Nuvole”. Quattro civili israeliani e due soldati sono stati uccisi in attacchi missilistici palestinesi. Secondo l’ONU, morirono complessivamente 174 palestinesi, di cui 107 civili.
2013-2015
Terzo governo Netanyahu.
2014
Operazione “Margine Protettivo”. Secondo le stime principali, tra i 2.125 e i 2.310 abitanti di Gaza furono uccisi (1.492 civili, tra cui 551 bambini e 299 donne), e tra i 10.626 e i 10.895 furono feriti (tra cui 3.374 bambini, di cui oltre 1.000 rimasti permanentemente disabili). Sessantasei soldati israeliani, cinque civili israeliani (incluso un bambino) e un civile tailandese sono stati uccisi, e 469 soldati dell’IDF e 261 civili israeliani sono rimasti feriti. Israele ha distrutto circa 17.000 case e ne ha parzialmente distrutte 30.000.
2015
Quarto governo Netanyahu.
Vorrei ringraziare il mio amico Marcelo Svirsky per aver compilato questa sequenza temporale.
Ilan Pappé
Antony Loewenstein : ” The Palestine Laboratory “
Tutti i media in Israele, insieme agli editori e agli autori, devono sottoporre le storie relative agli affari esteri e alla sicurezza al capo censore militare delle Forze di Difesa Israeliane (IDF) prima della pubblicazione. Nessun altro paese occidentale ha un sistema del genere. È una regolamentazione arcaica iniziata subito dopo la nascita di Israele. Il censore ha il potere di bloccare interamente la storia o di oscurarla parzialmente.
Judith Butler : ” Undoing Gender “
Una concezione antimperialista o almeno non imperialista dei diritti umani internazionali deve mettere in discussione cosa si intende per umano e imparare dai vari modi e mezzi con cui viene definito nelle diverse sedi culturali. Ciò significa che le concezioni locali di ciò che è umano o, addirittura, di quali siano le condizioni e i bisogni fondamentali della vita umana, devono essere sottoposte a reinterpretazione, poiché ci sono circostanze storiche e culturali in cui l’umano è definito diversamente.
Antony Loewenstein : ” The Palestine Laboratory “
Le vendite di armi israeliane nel 2021 sono state le più alte mai registrate, con un aumento del 55% rispetto ai due anni precedenti raggiungendo 11,3 miliardi di dollari. L’Europa è stata il principale destinatario di queste armi, anche prima dell’invasione russa dell’Ucraina, seguita dall’Asia e dal Pacifico. Razzi, sistemi di difesa aerea, missili, armi informatiche e radar erano solo alcune delle attrezzature vendute dallo Stato ebraico. Il risultato è che Israele è ora uno dei primi dieci trafficanti di armi al mondo, avendo venduto una vasta gamma di attrezzature a nazioni tra cui India, Azerbaigian e Turchia che hanno peggiorato i conflitti nelle loro stesse regioni.
Alf Hornborg : ” Nature, Society and Justice in the Anthropocene “
Molti aspetti distruttivi dell’economia globale contemporanea sono conseguenze dell’uso del denaro per scopi generici per organizzare le relazioni sociali e umano-ambientali e gli ideali politici di sostenibilità, giustizia e resilienza saranno fattibili solo se il denaro verrà ridisegnato. L’argomento si basa sulla convinzione che gli artefatti umani come il denaro svolgano un ruolo cruciale nell’organizzazione della società e che si dovrebbe prestare maggiore attenzione alla concezione e alla logica di tali artefatti.
Ciò che viene generalmente definito capitalismo è la logica aggregata delle decisioni umane sulla gestione del denaro. Le visioni di una società postcapitalista che utilizza la moneta convenzionale è quindi una contraddizione in termini.
Ogni paese stabilisce una valuta complementare solo per uso locale, che viene distribuita a tutti i suoi residenti come reddito di base. La distinzione tra due sfere di scambio separate isolerebbe la sostenibilità e la resilienza locali dagli effetti deleteri della globalizzazione e della speculazione finanziaria.
Silvia Federici : “Witches, Witch-Hunting and Women “
Una lezione che possiamo trarre dal ritorno della caccia alle streghe è che questa forma di persecuzione non è più legata a un momento storico specifico. Ha acquisito una vita propria, così che lo stesso meccanismo può ora essere applicato a società diverse, ogni volta che vi sono persone che devono essere ostracizzate e disumanizzate. Le accuse di stregoneria, infatti, sono il meccanismo supremo di alienazione ed estraniamento, poiché trasformano gli accusati – ancora prevalentemente donne – in esseri mostruosi dediti alla distruzione delle loro comunità, rendendoli quindi immeritevoli di qualsiasi compassione e solidarietà.
Silvia Federici : “Witches, Witch-Hunting and Women “
Quando le relazioni monetarie diventano egemoniche, il contributo delle donne alla comunità viene totalmente “svalutato”. Ciò è particolarmente vero per le donne anziane che non possono più fornire figli o servizi sessuali e, pertanto, sembrano rappresentare un ostacolo alla creazione di ricchezza.
Esiste qui un parallelo significativo tra l’attacco contro le anziane contadine africane rurali perpetrato con accuse di stregoneria e la campagna ideologica che la Banca Mondiale ha lanciato in tutto il continente per promuovere la commercializzazione della terra, che sostiene che la terra è un “bene morto” se utilizzato come mezzo di sostentamento e riparo, divenendo produttivo solo quando portato come garanzia per il credito alla banca.