La logica microeconomica vorrebbe che i risparmi sull’orario di lavoro venissero tradotti in risparmi sui salari per le aziende in cui tali economie siano realizzate: producendo a costi inferiori queste società saranno più “competitive” e potranno (a determinate condizioni) Vendere di più. Ma dal punto di vista macroeconomico, un’economia che, usando sempre meno lavoro, distribuisce sempre meno salari, inesorabilmente scende il pendio scivoloso della disoccupazione e della povertizzazione. Per restringere la sua scivolata, il potere d’acquisto delle famiglie deve cessare di dipendere dal volume di lavoro che l’economia consuma. Sebbene esegua un numero decrescente di ore di lavoro, la popolazione deve guadagnare il necessario per acquistare un volume crescente di beni prodotti: la riduzione dell’orario di lavoro non deve comportare una riduzione del potere d’acquisto.