L’urbanizzazione e l’industrializzazione, adagiate come sono su enormi e molteplici movimenti migratori e sul trasferimento di persone, minano l’ipotesi nazionalista di base di un territorio abitato essenzialmente da una popolazione etnicamente, culturalmente e linguisticamente omogenea. La dura reazione xenofoba o razzista della popolazione nativa al massiccio afflusso di “stranieri” era, purtroppo, consueta negli Stati Uniti dal 1890 e in Europa occidentale dal 1960.
Ma la xenofobia e il razzismo sono i sintomi, non le cure. Le comunità e i gruppi etnici nelle società moderne sono destinate a coesistere, nonostante la retorica che sogna il ritorno a una nazione non multietnica.

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