Abbiamo già visto che un sistema in cui i mezzi di produzione sono di proprietà di uno Stato non è una società senza classi in cui tutti i membri stanno nello stesso rapporto con i mezzi di produzione, ma una società di classi in cui coloro che controllano lo Stato stanno in una posizione privilegiata rispetto ai mezzi di produzione, poiché ne controllano l’uso ad esclusione del resto della società. Questo è il caso anche se, come nella teoria leninista, questo gruppo di controllo deve essere un partito d’avanguardia concepito come dedito al servizio degli interessi della maggioranza esclusa. Finché una parte della società è esclusa dal controllo dei mezzi di produzione, esiste una società di classe, non importa quanto generosa o ben intenzionata sia considerata la classe dominante. Questa è una delle ragioni per cui è impossibile un’evoluzione graduale dalla proprietà statale (capitalismo di stato) alla proprietà comune (socialismo). Un’evoluzione così graduale da una società di classi a una società senza classi è impossibile perché ad un certo punto dovrebbe esserci una rottura che priverebbe la classe dirigente capitalista di stato, sia essa benintenzionata o, più probabilmente, altrimenti, del proprio controllo esclusivo sui mezzi di produzione. Ci dovrebbe essere, in altre parole, una rivoluzione politica e sociale in cui il potere di controllare l’uso dei mezzi di produzione sarebbe trasferito consapevolmente dalla maggioranza esclusa dalla classe capitalista statale di minoranza a tutti i membri della società.