Laddove il nichilismo interseca il neoliberismo, la libertà viene strappata dall’habitus nei valori tradizionali mediante i quali doveva essere contenuta e disciplinata nella formazione neoliberista originale. La combinazione della deprecazione del neoliberismo del politico e del sociale e una mascolinità bianca ferita desublimata insieme generano una libertà disinibita, una sintomatizzazione della miseria etica anche se spesso si veste di giustizia religiosa o malinconia conservatrice per un passato fantasmatico. Questa libertà è paradossalmente espressa come nichilismo e contro il nichilismo, attaccando, distruggendo e biasimando i propri oggetti di derisione per la rovina dei valori e dell’ordine tradizionali. È libertà sfrenata e non coltivata, libertà di mettere un bastone negli occhi delle norme accettate, libertà dalla cura del domani. Questa è la libertà rimasta nel nichilismo, in atto per secoli e intensificata dal neoliberismo stesso. È la libertà di “Lo farò perché posso, perché non credo in niente ed io non sono altro che la mia volontà di potere”.

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