L’attuale crisi fiscale e il passaggio dallo stato fiscale allo stato del debito hanno inaugurato una nuova fase del rapporto tra capitalismo e democrazia, che non era previsto nelle teorie tradizionali della democrazia. La crisi post-2008 ha innalzato l’indebitamento delle democrazie ricche fino a un livello in cui i creditori non possono più essere sicuri che i governi saranno in grado e disposti in futuro a soddisfare i loro obblighi di pagamento. Di conseguenza i creditori cercano di proteggere le loro rivendicazioni molto più che in passato esercitando un’influenza sulle politiche del governo. Nello stato di debito, quindi, una seconda categoria di soggetti interessati appare accanto ai cittadini che, nello stato fiscale democratico e nella teoria politica consolidata, costituivano l’unico gruppo di riferimento dello stato moderno. L’ascesa dei creditori fino a diventare la seconda ‘circoscrizione’ dello stato moderno ricorda in modo sorprendente l’emergere di azionisti attivisti nel mondo delle imprese sotto la dottrina del “valore per gli azionisti” degli anni ’80 e ’90.

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