Ma perché l’euro non funziona e sono opportune o necessarie nuove
monete? Occorre partire da un principio generale. La moneta non è un
oggetto neutro, non è solo un foglio di carta o un pezzo di metallo. Non
bisogna cadere in quello che Marx chiamerebbe il «feticismo» della
merce-moneta. La moneta è il risultato, e contemporaneamente lo strumento
formidabile, delle politiche dettate dalle classi e dagli Stati dominanti:
nel caso specifico della moneta unica, l’euro rappresenta gli interessi
della grande finanza e della Germania. L’euro e la Bce, il guardiano della
moneta unica, sono nati a Maastricht secondo criteri notoriamente dettati
dal governo tedesco, dalla Bundesbank e dalle élite dominanti tedesche che
ne hanno disegnato l’architettura a immagine e somiglianza del marco.
L’architettura dell’euro è quella del mercantilismo tedesco. La moneta
europea è in generale una moneta forte, come lo era il marco: ma per
l’industria tedesca, molto competitiva, è invece una moneta debole,
svalutata rispetto al vecchio marco, e favorisce perciò il surplus
commerciale con l’estero. La moneta europea è così diventata la leva
principale per imporre l’egemonia tedesca sulle economie più deboli.
L’euro è insomma una moneta tutt’altro che neutrale.
La moneta unica impone austerità perché: a) impone il pareggio
strutturale di bilancio e restrizioni draconiane sui deficit (il famoso
3%) e sui debiti pubblici, e queste limitazioni impediscono di attuare
politiche fiscali anticicliche. In tempo di crisi i governi non possono
fare gli investimenti pubblici indispensabili per rilanciare l’economia, e
anzi devono tagliare la spesa pubblica e i salari. Così la politica
dell’eurozona distrugge attivamente il modello sociale europeo che nei
decenni passati ha caratterizzato la nostra civiltà; b) la moneta unica
europea è fondata sul principio cardine del liberismo: la libera e
incontrollata circolazione dei capitali. Così gli Stati vengono
annichiliti dal ricatto della grande finanza sui debiti pubblici, debiti
denominati in una moneta straniera (l’euro) che gli Stati non controllano
più. E la Bce per statuto non può monetizzare i deficit pubblici dei
singoli paesi. Così, caso unico al mondo, i paesi e i popoli europei sono
lasciati completamente indifesi, alla mercé della speculazione finanziaria
internazionale; c) i paesi più deboli non possono svalutare. La moneta
unica ha infatti eliminato l’uso del tasso di cambio per il riallineamento
della competitività dei paesi membri dell’eurozona, approfondendo quindi i
divari competitivi. Inoltre la moneta unica elimina il rischio di cambio
per gli investitori finanziari. Le banche tedesche e francesi hanno potuto
speculare liberamente sul debito greco perché la Grecia non poteva più
restituire il debito in moneta nazionale svalutata; d) infine, la politica
monetaria (gestione dei tassi di interesse, dell’offerta di moneta e del
tasso di cambio) è identica per le 19 economie dell’eurozona, che però
sono molto diverse fra loro per livelli di inflazione, competitività,
intensità tecnologica eccetera. La moneta unica impone politiche
intrinsecamente non adatte alle necessità specifiche di ogni paese
dell’eurozona.” (da “Micromega: 4/2017” di Micromega)