Questa classe dominante si crogiola nell’evidenza dei suoi imbrogli perché sa che la sua opposizione è troppo debole e fragile per resistere al suo potere.
Quindi non esiste alcun enigma del capitale, almeno non per noi. È il loro enigma. Per noi, la loro circolazione, la loro produzione e accumulazione tramite espropriazione non sono enigmatiche: sono evidenti, goffamente evidenti, brutalmente evidenti, un’ovvietà fondata sul puro potere, sul potere evidente. Se c’è un enigma, è come questo potere viene amministrato, come viene controllato, come il suo centro di controllo è diventato “occulto” (come diceva Guy Debord). L’enigma davanti a noi è un enigma amministrativo, su come lottare all’interno di questa amministrazione totale, sotto il cui mandato la politica e l’economia, il pubblico e il privato, lo stato e la società civile sono diventati tutti indistinguibili, indistinguibili nel modo tradizionale in cui intendevamo queste categorie; gli spazi pubblici sono ormai privatizzati, i servizi pubblici sono privatizzati, il pubblico è ormai privato; gli imprenditori diventano politici, i politici diventano imprenditoriali; i miliardari sono a capo di agenzie i cui budget fanno impallidire anche le più grandi organizzazioni sovranazionali; ciò che una volta era pubblico ora è privato.
La sfera pubblica del “consumo collettivo” – beni consumati collettivamente, come infrastrutture di trasporto e servizi pubblici, ospedali, scuole, spazi pubblici e così via – non è stata tanto abbandonata dallo Stato quanto svenduta a prezzi stracciati al capitale privato.

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