In molti collettivi non moderni (“società”), la dicotomia individuo-comunità non esiste, e come tale “l’individuo” non esiste; le persone esistono in relazione ai loro antenati, ai loro parenti, alle loro comunità, al mondo naturale. Allo stesso modo, non esiste una nozione di natura separata dal regno umano; invece, la vita è pensata come una complessa rete di umani e non umani.
E non esiste una categoria come “economia”, separata dalla vita sociale.
Mese: febbraio 2023
Arturo Escobar : ” Pluriversal Politics “
Le nostre attuali conoscenze sono inadeguate per affrontare l’idra capitalista. Finiremmo in una lotta per la mera sopravvivenza, operando per conto di un sistema in continua espansione da cinquecento anni, in guerra con il pianeta e con la vita intera. Possiamo vedere che il sistema capitalista dipende da questa concezione oggettivante e dualista del reale in tante delle sue dimensioni: l’idea di sfere autonome (“economia”, “società”, “politica”, “cultura” e così via), come se il flusso incessante della materia/vita potesse essere infilato in queste caselle ordinatamente organizzate; il costrutto dell’ “individuo” autonomo che massimizza la sua “utilità” attraverso le decisioni di mercato; l’idea di un mercato che si autoregola, come se non fosse legato da più fili all’intera rete del reale; il concetto di natura come “risorsa” piuttosto che come vita stessa; e il modo di intendere su cui si appoggia, la cosiddetta scienza dell’economia, vero e proprio castello cartesiano nel cielo fondato su questi stessi presupposti. Queste premesse, e molte altre, costituiscono la base ontologica del capitale e della sua pratica di saccheggio e distruzione.
Nick Buxton : ” Finding Security in a Climate-changed World “
Come osservò nel 1857 il grande Frederick Douglass, un ex schiavo: Se non c’è lotta non c’è progresso. Coloro che professano di favorire la libertà e tuttavia deprecano l’agitazione sono uomini che vogliono raccolti senza arare il terreno; vogliono la pioggia senza tuoni e lampi. Vogliono l’oceano senza il terribile fragore delle sue numerose acque. Questa lotta può essere morale, o può essere fisica, e può essere sia morale che fisica, ma deve essere una lotta. Il potere non concede niente senza una richiesta. Non l’ha mai fatto e non lo farà mai.
Nick Buxton : ” Finding Security in a Climate-changed World “
Il capitalismo, il militarismo e l’imperialismo sono disastrosamente intrecciati con l’economia dei combustibili fossili e, in molti luoghi del mondo, stanno creando problemi di sicurezza apparentemente insormontabili. Un’economia globalizzata basata sulla crescita a qualsiasi costo sociale o ambientale, il commercio internazionale dipendente dal carbonio, l’estrazione illimitata di risorse naturali e una visione dei cittadini come nient’altro che consumatori non possono essere la base per affrontare il cambiamento climatico o per creare il tipo di società in grado di rispondere giustamente alle sfide poste dal cambiamento climatico. Non c’è da stupirsi, quindi, che le élite non abbiano nulla da offrire oltre alla continua militarizzazione e alla fiducia nelle soluzioni tecnologiche.
Ben Hayes et al. ” From Refugee Protection to Militarised Exclusion “
La Commissione europea ha iniziato a finanziare “azioni preparatorie sulla cooperazione con i paesi terzi nel campo della migrazione” dal bilancio per lo sviluppo della CE e ha mostrato un crescente interesse per la “migrazione sud-sud” – il tutto con l’obiettivo di fondo di impedire alle persone di raggiungere l’UNIONE EUROPEA. Oltre a controlli alle frontiere più severi e rafforzati, far rimanere i rifugiati dove si trovano o il più vicino possibile ai loro paesi di origine ha richiesto una pletora di ulteriori iniziative dell’UE, tra cui la criminalizzazione dell’ingresso e del soggiorno illegali (che ha visto i comandanti delle navi perseguiti per aver salvato i boat people), l’adozione della “regola del paese terzo sicuro” (il che significa che qualsiasi rifugiato che ha transitato attraverso un paese in cui avrebbe potuto chiedere asilo in rotta verso l’UE può essere rimandato indietro lì) e accordi di riammissione con quei paesi per facilitarne il rimpatrio.
Corrado Oddi : Due proposte di legge per uscire dal neoliberismo e dar fiato alla spesa dei Comuni e alla partecipazione dei cittadini. Parte oggi la raccolta firme.
Oggi, 4 febbraio, parte un’iniziativa nazionale importante. Inizia infatti, in tutta Italia, la raccolta delle firme per presentare al Parlamento 2 proposte di legge di iniziativa popolare nazionale – promosse da Attac, Arci, Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua, Fridays For Future e molti altri soggetti – relative alla riforma della finanza locale e alla socializzazione di Cassa Depositi e Prestiti.
Testo della Proposta di legge riforma della finanza pubblica locale
Testo della Proposta di legge socializzazione Cassa Depositi e Prestiti
Le 2 proposte di legge (leggi sopra) intendono, da una parte, ridare autonomia economica e finanziaria ai Comuni e, dall’altra, rendere Cassa Depositi e Prestiti una Banca pubblica con la vocazione di sostenere gli investimenti degli Enti locali, in particolare quelli relativi ai Beni Comuni.
Ancora più in specifico, la prima proposta intende costruire un ruolo centrale per i Comuni nel poter affermare diritti fondamentali dei cittadini, facendoli ridiventare soggetti attivi nel promuovere la gestione pubblica e le politiche sociali (ed economiche), in particolare in campi quali il patrimonio pubblico e i servizi pubblici, dall’acqua al ciclo dei rifiuti, da quelle riferite all’abitare alla conversione ecologica, dai trasporti pubblici alla cultura e altro ancora.
Lo fa garantendo sì l’equilibrio economico-finanziario degli Enti locali, ma svincolandolo dall’eredità del Patto di stabilità e dal meccanismo stringente del pareggio di bilancio, e affiancando ad esso l’obiettivo del pareggio del bilancio sociale, ecologico e di genere, guardando a questi strumenti come quelli in grado di soddisfare bisogni e diritti fondamentali dei cittadini.
La proposta di legge relativa alla socializzazione di Cassa Depositi e Prestiti ha la finalità di mettere a disposizione l’ingente patrimonio che essa raccoglie con il risparmio postale dei cittadini (circa 280 miliardi di €) per finanziare, a tassi agevolati, gli investimenti dei Comuni nei settori sopra elencati e consentire alle comunità locali di intervenire efficacemente sulle priorità che esse individuano.
Possono sembrare finalità di puro buon senso e, infatti, esse, anche se in termini diversi e in modo parziale, hanno agito fino a circa 30 anni fa, agli anni ‘90 del Novecento, prima che intervenisse l’ondata del neoliberismo anche nel nostro Paese. Che ha assunto tratti particolarmente feroci proprio nei confronti del sistema delle autonomie locali e del settore bancario.
Con il Patto di stabilità degli Enti locali, la cui prima versione risale al 1998, e poi con il blocco delle assunzioni a partire dagli anni successivi, cui si è associato il taglio progressivo dei trasferimenti di risorse dallo Stato centrale ai Comuni, si è proceduto ad un forte contenimento della spesa corrente dei Comuni, alla privatizzazione di servizi pubblici fondamentali, alla svendita del patrimonio pubblico e ad un pesante ridimensionamento dell’occupazione a tempo indeterminato (e all’innalzamento della sua età media), il tutto guidato dall’imperativo sempre più cogente del rientro dal debito accumulato.
Basta pensare che, dal 2013 al 2021, secondo quanto rilevato dalla Corte dei Conti, il debito dei Comuni si è ridotto di circa il 17%, mentre quello delle Amministrazioni centrali è aumentato di circa il 25%. Gli investimenti fissi lordi dei Comuni dal 2001 al 2019 hanno avuto un decremento del 45%, gli occupati a tempo indeterminato, come ha evidenziato la Fondazione IFEL- ANCI, sono passati da 430mila nel 2007 a 320mila nel 2021, con una diminuzione del 25%!
Dal canto suo, Cassa depositi e Prestiti, dapprima aprendo la possibilità ai Comuni di rivolgersi al mercato del credito e, soprattutto, dal 2003, quando essa è stata privatizzata, trasformandola da Ente di diritto pubblico a SpA e facendo entrare nel capitale sociale le Fondazioni bancarie, ha progressivamente dismesso la propria funzione di Banca pubblica finanziatrice a tasso agevolato degli investimenti dei Comuni per trasformarsi in un “normale” istituto di credito, anzi ha messo a disposizione le proprie risorse per sostenere i processi di privatizzazione dei servizi pubblici e per sostenere gli investimenti nei settori che garantivano margini di profitto più elevati.
L’incrocio di questi processi – vincoli stringenti alla spesa e al debito degli Enti locali e venir meno del ruolo di Cassa Depositi e Prestiti, due facce della stessa medaglia- ha fatto sì che i Comuni si sono ridotti ad un intervento pubblico minimo, che è sostanzialmente rappresentato da anagrafe e stato civile, Polizia municipale e il residuo di alcuni servizi sociali, dai nidi all’assistenza ad alcuni presidi culturali.
Gli anni della pandemia e gli interventi di “emergenza” che si sono approntati anche nei confronti dei Comuni, assieme ai provvedimenti che discendono dal Pnrr, hanno in parte alleviato questa situazione, riportando, almeno sulla carta, una possibilità di investimenti pubblici pari agli anni ‘ buoni’ dell’inizio del 2000 e garantendo una tenuta nella spesa corrente. Ma non si può sottacere che, in mancanza di una ripresa sostenuta dell’occupazione pubblica e un rilancio significativo della spesa corrente, tutto ciò non potrà che risolversi in un palliativo, incapace di invertire la tendenza in atto.
Per rendere più chiaro questo concetto, è sufficiente avere presente il paradosso per cui, per esempio, nel caso degli asili nido, ogni miliardo di investimento genera, per la loro gestione, maggiori fabbisogni di spesa corrente tra i 50 e i 250 milioni annui, risorse che ci sono per la prima voce, ma non per la seconda.
Per questo, senza un intervento di fondo, di carattere sistemico, i Comuni continueranno a svolgere un ruolo di pura amministrazione, con una sorta di “pilota automatico” che impedisce di intervenire sugli snodi del modello produttivo e sociale e che rischia di vanificare, quando anche ci fosse la volontà politica, la possibilità di mettere in campo scelte alternative a quelle che sono state prodotte negli ultimi decenni.
Il valore delle 2 proposte di legge di iniziativa popolare – oltre all’idea di costruire meccanismi di democrazia partecipativa nel definire le scelte sia dei Comuni sia della stessa Cassa Depositi e Prestiti- sta proprio in ciò, nel delineare un percorso di modifica radicale del ruolo e del sistema delle autonomie locali, in grado di affermare i diritti fondamentali delle comunità territoriali e di dotarli delle risorse che rendono possibile quest’obiettivo.
Per questo occorre che la raccolta delle firme arrivi ad un risultato ben superiore alle 50.000 sottoscrizioni che sono necessarie per presentare le proposte di legge in Parlamento.
La raccolta firma parte oggi e durerà per i 6 mesi successivi ed era previsto che la si potesse fare nel modo ‘classico’, cioè su moduli cartacei nei quali riportare i dati e certificare i requisiti dei firmatari, sia attraverso una piattaforma che consentisse le firme online, modalità prevista dal luglio scorso grazie ad una modifica legislativa che l’ha introdotta.
Peccato che il governo ha annunciato a metà del mese di novembre scorso che finalmente la piattaforma per le firme online era pronta, ma, da allora a tutt’oggi, essa risulta in una fase di test ( ma quanto saranno approfonditi, visto il tempo che si sta impiegando?) e quindi non è ancora agibile.
Non voglio avanzare pensieri maliziosi in proposito, che però vengono facilmente in mente; in ogni caso.
A Ferrara
Per l’intanto, in attesa che le criticità per le firme online si risolvano, le firme potranno essere apposte su moduli disponibili presso l’Ufficio elettorale del Comune a Ferrara, in via Fausto Beretta 19, dal lunedì al venerdì, ore 8-12 ; oppure al mercatino della Comunità Emmaus ( via Nazionale 95 – S. Nicolò) nelle giornate di martedì e giovedì dalle 8 alle 12 e sabato dalle 8 alle 12 e dalle 14 alle 18.
Firmare e far conoscere quest’iniziativa serve non solo dal punto di vista generale, ma anche per sostenere le battaglie che sono aperte anche a Ferrara, che, al pari di tante altre città, non è risparmiata dal furore di privatizzazione degli spazi e dei servizi pubblici.
Basta pensare all’idea di utilizzare il Parco Urbano Bassani a ridosso delle Mura estensi, patrimonio UNESCO, per svolgere il concerto di Bruce Springsteen.
Oppure al progetto FERIS, che mette insieme ristrutturazione di un ex caserma con un nuovo ipermercato e parcheggio, sempre sotto le Mura, in una logica tutta orientata al servizio di interessi e profitti privati.
Per non parlare del fatto che Hera continua a svolgere in proroga la gestione del servizio dei rifiuti, nonostante la concessione sia scaduta alla fine del 2017 e ci siano tutte le condizioni per arrivare alla ripubblicizzazione del servizio stesso.
Insomma, ci sono veramente tante e buone ragioni per firmare e far firmare queste proposte di legge di iniziativa popolare, per portare avanti una lotta che non sarà né semplice, né breve, ma che, sul serio, indica una strada che può tornare a far contare e dar voce alle persone che abitano le città e i territori.
Christian Parenti : ” Trophic Of Chaos – Climate Change And The New Geography Of Violence “
Tra il Tropico del Capricorno e il Tropico del Cancro si trova quello che ho chiamato il “Tropico del Caos”, una cintura di stati postcoloniali economicamente e politicamente malconci che cingono le latitudini equatoriali del pianeta. In questa fascia intorno ai tropici, il cambiamento climatico sta iniziando a colpire più duramente. Le società in questa cintura dipendono fortemente dall’agricoltura e dalla pesca, quindi molto vulnerabili ai cambiamenti dei modelli meteorologici. Secondo uno studio del governo svedese, “Ci sono 46 paesi – che ospitano 2,7 miliardi di persone – in cui gli effetti del cambiamento climatico che interagiscono con problemi economici, sociali e politici creeranno un alto rischio di conflitti violenti”. L’elenco dello studio copre lo stesso terreno, quelle medie latitudini che ora sono maggiormente colpite dall’inizio del cambiamento climatico antropogenico.
I pianificatori militari occidentali, se non i leader politici, riconoscono i pericoli nella convergenza del disordine politico e del cambiamento climatico. Invece di preoccuparsi delle guerre convenzionali per il cibo e l’acqua, vedono una geografia emergente di guerra civile guidata dal clima, flussi di rifugiati, pogrom e disgregazione sociale. In risposta, immaginano un progetto di controinsurrezione a tempo indeterminato su scala globale.
Silvia Federici : ” Re-enchanting the World “
La Banca mondiale e una pletora di ONG portano tutte le attività di sussistenza sotto il controllo delle relazioni monetarie attraverso la politica del credito rurale e della microfinanza, che ha trasformato moltitudini di commercianti autosufficienti, agricoltori e fornitori di cibo e cure, per lo più donne, in debitori. Ma nonostante questo attacco, questo mondo, che alcuni hanno chiamato “rurbano”, per sottolineare la sua dipendenza simultanea da città e campagna, rifiuta di appassire.
Silvia Federici : ” Re-enchanting the World “
La speranza che la “finanziarizzazione” possa fornire una soluzione o un’alternativa alla scomparsa di posti di lavoro e salari non è stata soddisfatta. La decisione di salvare le banche ma non i debitori della classe operaia ha chiarito che il debito è concepito per essere una condizione standard dell’esistenza della classe operaia, non meno che nella prima fase dell’industrializzazione, anche se con conseguenze più devastanti dal punto di vista della solidarietà di classe. Perché il creditore non è più il commerciante di quartiere o il vicino di casa ma il banchiere e, a causa degli alti tassi di interesse, il debito, come un cancro, col tempo aumenta continuamente.