L’Unione europea e i suoi Stati membri coordinano le operazioni di intercettazione dei rifugiati da parte della Guardia costiera libica (Gcl). Non solo formano e finanziano le milizie cui hanno subappaltato il contrasto dei flussi migratori, ma indirizzano operativamente localizzazione e recupero di chi riesce a fuggire dalle coste nordafricane. Un sistema ben oliato – che coinvolge i centri di coordinamento e soccorso di Roma e La Valletta, gli aerei di Frontex, navi militari e imbarcazioni civili – che ha riportato nei campi di tortura libici migliaia di persone. Lo afferma un rapporto di Mediterranea Saving Humans, Sea-Watch, Alarm Phone e Borderline Europe.

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