Nelle epoche precedenti del capitalismo, era possibile identificare un singolo ciclo del prodotto principale (produzione tessile o automobilistica) e mappare la sua distribuzione spaziale per ottenere una rappresentazione cartografica della geografia generale del capitalismo. Oggi questo sembra molto più difficile. “Una caratteristica sorprendente del capitalismo contemporaneo”, scrive Silver, “è il suo eclettismo e flessibilità, visibile nella vertiginosa gamma di scelte nei beni di consumo e nel rapido emergere di nuovi prodotti e nuovi modi di consumare vecchi prodotti” (Silver 2003, 104). Ciò porta Silver a identificare almeno quattro settori emergenti come candidati per assumere il traino nel condurre un ciclo di prodotti: l’industria dei semiconduttori, i servizi alla produzione, l’industria dell’istruzione e i servizi alla persona. Ognuno di questi settori produce chiaramente il proprio spazio economico su scala mondiale, con particolari squilibri geografici e gerarchie. I frame risultanti dell’organizzazione spaziale sono tutt’altro che coincidenti. Tuttavia (e questo è ancora più importante), una combinazione specifica di questi quattro settori caratterizza, sebbene in proporzioni molto diverse, il capitalismo contemporaneo attraverso diverse scale geografiche e ben oltre ogni divisione tra nucleo e periferia.