Soprattutto, quando il neoliberismo si riduce alla politica economica o alla razionalità, ci rende ciechi a tre cambiamenti tettonici nell’organizzazione e nella coscienza dello spazio nel quale essi stimolano certe reazioni politiche oggi e organizzano il teatro in cui si verificano.

Il primo di questi cambiamenti è l’orizzonte perduto dello stato, conseguente alla globalizzazione. Dai flussi di capitali ai flussi di immigrati, dalle reti digitali alle catene di approvvigionamento, il mondo ha invaso la nazione, indebolendo i suoi confini e la sua sovranità, ridistribuendo la produzione e il consumo e trasformando le condizioni esistenziali e le prospettive di ogni tipo di popolazione: rurale, suburbana, e urbana. Se questo cambiamento ha incitato il rancore sia verso i nuovi immigrati sia verso la politica e i politici ritenuti responsabili per averli lasciati invadere l’Occidente, sta anche producendo una divisione tra coloro che lo accettano e quelli che si ribellano furiosamente contro di esso.

Il secondo spostamento spaziale comporta la distruzione neoliberale del sociale. Mentre il neoliberismo dissolve quella sfera in un ordine di mercato, da un lato, e in uno familiare, dall’altro, lo spazio di uguaglianza civica e preoccupazione per il bene comune che la democrazia richiede scompare. Allo stesso tempo, l’ascesa del digitale genera una socialità radicalmente deterritorializzata e dedemocratizzata. Questa socialità non presenta protocolli chiari di condivisione del potere, rafforzamento o impegno a negoziare opinioni e bisogni, inclusioni o pluralità diverse. Qualunque siano i loro meriti, le “società” digitalizzate sono distaccate dalla sfida di condividere il potere equamente per dominare noi stessi. Possono avere altri potenziali democratizzanti, ma essi stessi non sono sostituti delle pratiche democratiche e dell’uguaglianza politica di cui hanno bisogno.

Il terzo spostamento spaziale riguarda l’ascesa del capitale finanziario e la modalità di valore che introduce nel mondo. Le multinazionali e le catene di montaggio globali post-fordismo hanno già messo in discussione la visibilità e la tangibilità della proprietà e del controllo del capitale. Tuttavia, i poteri vaporosi della finanza, che governano tutto, ma non vivono da nessuna parte, sono simili a una rivoluzione copernicana per la soggettività in relazione ai poteri che formano e governano il mondo. In effetti, proprio come la terra rotonda non può essere vista, ma può essere conosciuta solo in modo deduttivo, attraverso i suoi effetti, la regola da parte della finanza comporta una trasformazione della coscienza spaziale che paradossalmente si basa sulla disparializzazione del potere in quanto tale, non solo la deterritorializzazione identificata con la globalizzazione nei suoi primi decenni.

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