Hannah Arendt : “The Human Condition”

Hannah Arendt : “The Human Condition”

Il declino del sistema degli Stati nazionali europei; il restringimento economico e geografico della terra, in modo che la prosperità e la depressione tendano a diventare fenomeni mondiali; la trasformazione del genere umano, che fino ai nostri giorni era una nozione astratta o un principio guida solo per gli umanisti, in un’entità realmente esistente i cui membri nei punti più distanti del globo hanno bisogno di meno tempo per incontrarsi di quanto i membri di una nazione ne necessitassero una generazione fa: questi segnano l’inizio dell’ultima fase di questo sviluppo. Proprio come la famiglia e le sue proprietà sono state sostituite dall’appartenenza alla classe e dal territorio nazionale, così l’umanità ora inizia a sostituire le società vincolate a livello nazionale e la terra sostituisce il limitato territorio statale. Ma qualunque cosa possa portare il futuro, il processo di alienazione mondiale, avviato dall’espropriazione e caratterizzato da un progresso sempre crescente nella ricchezza, può assumere proporzioni ancora più radicali se gli è permesso di seguire la propria legge intrinseca. Perché gli uomini non possono diventare cittadini del mondo in quanto cittadini dei loro paesi e gli uomini sociali non possono possedere collettivamente come gli uomini della famiglia possiedono la loro proprietà privata.

Nel frattempo, ci siamo dimostrati abbastanza ingegnosi da trovare modi per alleviare la fatica e i problemi della vita al punto in cui un’eliminazione del lavoro dalla gamma di attività umane non può più essere considerata utopica. Per ora, il lavoro è una parola troppo alta, troppo ambiziosa per ciò che stiamo facendo, o pensiamo che stiamo facendo, nel mondo in cui siamo venuti a vivere. L’ultima fase della società del lavoro, la società dei lavoratori, richiede ai suoi membri un puro funzionamento automatico, come se la vita individuale fosse stata effettivamente sommersa nel processo di vita globale della specie e l’unica decisione attiva ancora richiesta all’individuo fosse di lasciar andare, per così dire, di abbandonare la sua individualità, il dolore e le difficoltà della vita ancora avveriti individualmente e acconsentire a un comportamento stordito, “tranquillo”, funzionale. Il problema delle moderne teorie del comportamentismo non è che si sbagliano, ma che potrebbero diventare realtà, che in realtà sono la migliore concettualizzazione possibile di certe tendenze ovvie nella società moderna. È abbastanza ipotizzabile che l’era moderna – che è iniziata con uno sfogo così senza precedenti e promettente dell’attività umana – possa finire nella passività più mortale e sterile che la storia abbia mai conosciuto.