Quando la recessione del 2008-2009 si ritirò, ciò che venne sempre più alla ribalta fu una tendenza alla concentrazione e all’oligopolio che andò ben oltre Wall Street. Uno degli effetti collaterali della politica di QE di Bernanke sui bassi tassi di interesse era che rendeva estremamente interessante per le società prendere in prestito l’acquisto di concorrenti. In tre gigantesche ondate di concentrazioni, che si sono verificate nel 2000, 2006 e 2015, indagate dalle autorità antitrust, il capitalismo americano si è rifatto in un modo più concentrato e monopolistico. Entro il 2013 i profitti stavano esplodendo in misura quasi imbarazzante. Persino i produttori di perdite croniche, come le compagnie aeree, stavano ora facendo soldi. Ma i grandi ritorni erano altrove. Come hanno riferito in un documento di ricerca Peter Orszag, ex direttore della gestione e del bilancio di Obama, ora alla Citigroup, e Jason Furman, in qualità di presidente del Consiglio dei consulenti economici, due terzi delle società non finanziarie che erano riuscite a ottenere un ritorno sul capitale investito tra il 2010 e il 2014 del 45% o più “era nei settori dell’assistenza sanitaria o della tecnologia dell’informazione”. Ciò che ha permesso a tali profitti giganteschi ed enormi stipendi di concentrarsi in questi settori sono stati il potere di mercato, la protezione della proprietà intellettuale e i prezzi autorizzati dal governo. La Silicon Valley non ha sentito la necessità di scusarsi. La loro era la grande storia di successo tecnologico e imprenditoriale della fine del ventesimo e dell’inizio del ventunesimo secolo. L’antitrust, la protezione dei dati e le indagini fiscali intrusive erano, per quanto riguardava Tim Cook di Apple, nient’altro che “merda politica”, antiquati dossi stradali sull’autostrada verso il futuro. Creare valore non è abbastanza: devi anche catturare parte del valore che crei. “Ciò dipendeva dal potere di mercato”. Gli americani mitizzano la concorrenza e ci attribuiscono il merito di averci salvato dall’indigenza socialista”, ma Thiel vedeva giusto. Per quanto lo riguardava, “Capitalismo e competizione sono opposti. Il capitalismo si basa sull’accumulo di capitale, ma in perfetta concorrenza, tutti i profitti vengono messi in competizione. La lezione per gli imprenditori è chiara… la Competizione è per i perdenti”.