Nel 2016 l’FMI, l’OCSE e molti esperti hanno sostenuto che era troppo presto per fare della riduzione del debito attraverso un significativo risanamento del bilancio la priorità principale del processo decisionale economico. Numerosi studi dimostrano che il risanamento del bilancio nei paesi in crisi europei dopo il 2010 sia stato effettivamente dannoso. In particolare, molti governi sono stati costretti o hanno scelto di tagliare la spesa pubblica per gli investimenti, poiché è molto più difficile ridurre la spesa per la sicurezza sociale e il consumo pubblico quando i tassi di disoccupazione sono aumentati e il reddito delle famiglie è diminuito.
Nel 2013, l’FMI ha scatenato una controversia politica quando ha suggerito che il moltiplicatore fiscale durante la crisi europea potrebbe essere stato più grande dell’unità – in altre parole, i tagli della spesa pubblica dell’1% del PIL hanno innescato una riduzione dell’attività economica di oltre l’1% nel PIL. Ciò indica la possibilità di un circolo vizioso del debito, in cui un risanamento di bilancio riduce così tanto l’attività economica da far calare le entrate fiscali, che richiedono ancora più tagli alla spesa pubblica, il che innesca un ulteriore indebolimento dell’economia. Il consolidamento fiscale si autodistrugge quando segue un ciclo di debito così vizioso; il suo risultato potrebbe, in effetti, essere un aumento del rapporto debito / PIL e un deterioramento della sostenibilità del debito. Pertanto, molti esperti e osservatori hanno sottolineato l’importanza di un risanamento di bilancio intelligente che non danneggi le spese pubbliche, che sono cruciali per la stabilità economica e finanziaria. È emerso un ampio consenso internazionale sul fatto che, sebbene a lungo termine sia importante ridurre il debito pubblico e privato, il processo di aggiustamento deve essere graduale e attento in modo che l’attuale crisi economica e finanziaria in Europa non sia inutilmente approfondita ed estesa, che, di conseguenza, renderebbe più difficile raggiungere la sostenibilità del debito. La posizione del governo tedesco e, più in generale, del pubblico tedesco sulla questione del debito non potrebbe essere più diversa. La posizione del governo sul debito nei consessi di politica politica ed economica europea e globale lo ha lasciato isolato. Istituzioni e associazioni, tra cui il FMI, l’OCSE e il G20, hanno ripetutamente criticato il governo tedesco per la sua posizione sulla questione e la sua condotta in materia di politica fiscale. Vi è un ampio consenso in Germania sul fatto che alti livelli di debito pubblico in Europa sono una delle principali cause e spiegazioni del perché la crisi economica e finanziaria europea è così resistente e difficile da superare. Esiste regolarmente una protesta pubblica in Germania quando paesi come l’Italia e il Portogallo superano la regola del deficit fiscale del 3 per cento sancita dal patto di stabilità e crescita dell’UE e dal patto fiscale concordato successivamente.
Mese: luglio 2020
Adam Tooze : “Crashed: How a Decade of Financial Crises Changed the World (English Edition)”
Nel 2009, per la prima volta nell’era moderna, fu il movimento dell’economia cinese a trasportare l’intera economia mondiale. Insieme all’enorme stimolo di liquidità fornito dalla Federal Reserve statunitense, lo stimolo fiscale e finanziario combinato della Cina è stato la forza principale che ha contrastato la crisi globale. Sebbene non fossero politiche coordinate, hanno reso reale la visione di un G2: la Cina e l’America guidano il mondo.
Adam Tooze : “Crashed: How a Decade of Financial Crises Changed the World (English Edition)”
Data l’entità del successo delle esportazioni cinesi e il suo accumulo di attività estere, gli osservatori occidentali sono portati a credere che la crescita della Cina debba essere “dipendente dalle esportazioni”. Ma questa è un’illusione ottica che riflette la nostra visione incentrata sull’occidente. Le esportazioni sono importanti per la Cina e il suo inserimento nell’economia mondiale ha trasformato il commercio globale. Ma anche prima della crisi l’economia domestica cinese era grande e stava crescendo rapidamente in modo straordinario, molto più rapidamente rispetto ai mercati cinesi all’estero. La Cina si era trasformata in un campione delle esportazioni, ma così facendo aveva favorito anche le importazioni di materie prime e componenti dall’Australasia, dal Medio Oriente, dall’Africa, dal resto dell’Asia e dall’America Latina, nonché di tecnologia e di macchinari avanzati dall’Occidente. Gran parte del valore delle esportazioni cinesi in tutto il mondo è stato rappresentato dalle materie prime e dai sottocomponenti importati. Di conseguenza, le esportazioni nette rappresentavano una quota inferiore della crescita del PIL cinese prima del 2008 di quanto si possa immaginare. In effetti, non più di un terzo della crescita della Cina dal 1990 è stata trainata dalle esportazioni, con i due terzi provenienti dalla domanda interna. Questo era un equilibrio molto diverso da quello di un’economia veramente dipendente dalle esportazioni, di cui la Germania era l’esempio per eccellenza. Con investimenti e consumi interni lenti, la stragrande maggioranza della crescita della Germania dopo il 2000 è stata giustificata dalla domanda estera. In Cina, di gran lunga il principale motore di crescita è stata la sua enorme ondata di investimenti interni. Con l’espansione delle città cinesi e l’ammodernamento delle sue infrastrutture a un ritmo sbalorditivo, la ricostruzione fisica del paese ha risucchiato l’intera economia cinese con essa.
Adam Tooze : “Crashed: How a Decade of Financial Crises Changed the World (English Edition)”
Come ha osservato Bernanke con un eufemismo tipico, le esigenze di finanziamento in dollari del sistema bancario europeo erano “un nuovo aspetto della situazione attuale”. Era un nuovo aspetto con implicazioni potenzialmente drastiche per gli Stati Uniti. Se la Fed non avesse agito, la conseguenza sarebbe stata una valanga transatlantica di bilancio, con gli europei che estinguevano i loro prestiti negli Stati Uniti e vendevano i loro portafogli di dollari in una pericolosa svendita. E’ stato per tenere in piedi quei portafogli di attività denominate in dollari che dalla fine del 2007 la Fed ha iniziato a fornire liquidità in dollari in abbondanza senza precedenti non solo agli americani ma all’intero sistema finanziario globale e soprattutto all’Europa. Nel 2008 quel flusso di dollari è cresciuto in proporzioni tali da rendere qualsiasi sforzo di scrivere una storia separata della crisi americana ed europea anacronistica e profondamente fuorviante.