La speranza che ha ispirato Marx e i migliori uomini dei vari movimenti dei lavoratori – che il tempo libero alla fine emanciperà gli uomini dalla necessità e renderà produttivo l’animal laborans – si fonda sull’illusione di una filosofia meccanicistica che assume che la forza lavoro, come qualsiasi altra energia, non può mai essere persa, in modo che se non viene spesa ed esaurita nella fatica della vita nutrirà automaticamente altre attività “superiori”. Il modello guida di questa speranza in Marx era senza dubbio l’Atene di Pericle che, in futuro, con l’aiuto dell’enorme produttività del lavoro umano, non avrebbe avuto bisogno di schiavi per sostenersi ma sarebbe diventata una realtà per tutti. Cento anni dopo Marx conosciamo l’errore di questo ragionamento; l’animal laborans non spende il tempo libero in altro che nel consumo, e più tempo gli rimane, più avidi e più bramosi divengono i suoi appetiti. Che questi appetiti diventino più sofisticati, in modo che il consumo non sia più limitato alle necessità ma, al contrario, si concentri principalmente sulle superfluità della vita, non cambia il carattere di questa società, ma cela il grave pericolo che alla fine nessun oggetto al mondo sarà al sicuro dal consumo e dall’annientamento attraverso il consumo.