La produzione industriale americana era già pari a quella di Regno Unito, Francia e Germania messi insieme. La mobilitazione nazionale alla guerra permise l’esercizio di mezzi per sfuggire alla stagnazione economica degli anni ’30 e fornì alcuni importanti spunti di riflessione sull’economia. Come dice Chandler:
La seconda guerra mondiale ha insegnato altre lezioni. Il governo spende molto di più di quanto il New Dealer più entusiasta abbia mai proposto. La maggior parte dell’output delle spese è stata distrutta o lasciata sui campi di battaglia di Europa e Asia. Ma il conseguente aumento della domanda ha portato la nazione ad un periodo di prosperità che non era mai stato visto prima. Inoltre, le forniture di enormi eserciti e flotte che combattevano la più massiccia guerra di tutti i tempi richiedevano un controllo serrato e centralizzato dell’economia nazionale. Questo sforzo ha portato i dirigenti aziendali a Washington a realizzare uno dei pezzi più complessi di pianificazione economica della storia. Quell’esperienza ha attenuato i timori ideologici sul ruolo del governo nella stabilizzazione dell’economia.
Apparentemente, la lezione è stata appresa molto bene. È stato sottolineato, con precisione, che nel mondo postbellico “l’industria degli armamenti ha fornito una sorta di stabilizzatore automatico per l’intera economia”, e manager aziendali illuminati, lungi dal temere l’intervento del governo nell’economia, considerano “la nuova economia come una tecnica per aumentare la redditività aziendale”. La successiva Guerra Fredda portò ulteriormente alla depoliticizzazione della società americana e creò un ambiente psicologico in cui il governo fu in grado di intervenire, in parte attraverso politiche fiscali, lavori pubblici e servizi pubblici, ma in gran parte attraverso la spesa “di difesa”, come “un coordinatore di ultima istanza “quando” i manager non sono in grado di mantenere un alto livello di domanda aggregata “(Chandler). La Guerra Fredda ha anche garantito le risorse finanziarie e l’ambiente psicologico che hanno consentito al governo di impegnarsi a fondo per il progetto di costruzione di un’economia mondiale integrata dominata dal capitale americano – “nessun sogno idealista”, secondo George Ball, ” ma una previsione dura: è un ruolo in cui siamo spinti dagli imperativi della nostra stessa tecnologia: lo strumento principale è la multinazionale, descritta da Ball nel modo seguente: “Nella sua forma moderna, la multinazionale, o comunque un’azienda con operazioni e mercati in tutto il mondo, è uno sviluppo decisamente americano. Attraverso tali società è diventato possibile per la prima volta utilizzare le risorse del mondo con la massima efficienza … Ma ci deve essere una maggiore unificazione dell’economia mondiale per dare pieno gioco ai benefici delle multinazionali”.
La multinazionale stessa è la beneficiaria della mobilitazione di risorse da parte del governo e le sue attività sono sostenute, in ultima analisi, dalla forza militare americana. Contemporaneamente, c’è un processo di accresciuta centralizzazione del controllo nell’economia domestica, come anche nella vita politica, con il declino delle istituzioni parlamentari – un declino che è, di fatto, evidente in tutte le società industriali occidentali.
L’ “unificazione dell’economia mondiale” da parte delle corporazioni internazionali con sede negli Stati Uniti pone ovviamente serie minacce alla libertà.