La decolonizzazione è più di una lotta contro il potere e il controllo; è anche l’immaginazione e la generazione di istituzioni e relazioni alternative.
La decolonizzazione è una doppia forma di resistenza sensibile allo smantellamento dei sistemi attuali dell’impero coloniale e alle gerarchie sistemiche, mentre prefigurano anche società basate sull’equità, mutuo soccorso e autodeterminazione. Annullare gli ordinamenti fisici e concettuali dell’imperialismo di frontiera richiede un riorientamento fondamentale di noi stessi, i nostri movimenti e le nostre comunità per pensare e agire con intenzionalità, creatività, militanza, umiltà e, soprattutto, un profondo senso di responsabilità e reciprocità. Io chiamerei questo cambiamento di paradigma decolonizzazione, e credo che creare le condizioni per la decolonizzazione
attraverso la rivoluzione, la liberazione e la trasformazione debba diventare la nostra priorità collettiva. La decolonizzazione è tanto un processo quanto un obiettivo; il modo nel quale ci arriviamo, insieme, è fondamentale quanto la
destinazione che raggiungiamo. In un mondo in cui prosperano capitalismo e colonialismo dovuti, almeno in parte, al falso senso della loro inevitabilità, la decolonizzazione è un’evocazione non solo per sognare ma anche per recuperare e
portarci fuori dalla cancellazione e dal vittimismo. Decolonizzare le nostre opinioni sul mondo naturale ci porterebbe più vicino alle visioni del mondo indigeno che sono anche anticapitaliste. Rendersi conto che dipendiamo da fonti di acqua e cibo che si stanno esaurendo rapidamente, prendendo solo ciò di cui abbiamo bisogno dalla terra e condividendolo, comprendendo che gli umani non sono superiori ad altre specie ma sono solo una parte del mondo naturale, rispettando i diritti intrinseci della natura tra cui il diritto basilare di esistere e promuovere una coscienza della Terra come fonte di vita da proteggere in opposizione al concetto di proprietà privata da sfruttare e scambiare sul mercato sono tutti fattori critici per la decolonizzazione. Nei recenti incontri internazionali indigeni, questa visione del mondo è stata definita “Vivere bene” in contrasto con “vivere di più”. Questa è una semplice ma profonda trasformazione dalla convinzione che il mercato può salvare l’ambiente ad una che può effettivamente soffocare il capitalismo industriale. Tali insegnamenti sfidano la logica della competizione del sistema capitalista e coloniale, mercificazione e dominio, e invece generano interdipendenza e rispetto tra tutti gli esseri viventi. L’obbligo della decolonizzazione sovrasta tutti noi.