Il problema non è né la nostra conoscenza del cambiamento climatico, né il
riconoscimento da parte della maggior parte dei leader del mondo che qualcosa deve essere fatto. Il problema è che i contenitori di potere delimitati negli stati del mondo e il luogo in cui si fanno gli accordi, le Nazioni Unite, danno troppo peso alla sovranità individuale degli stati e non rappresentano adeguatamente le esigenze planetarie della terra. La tragedia dell’estrattivismo chiuso è che ciò che è meglio per un piccolo gruppo di persone in un piccolo pezzo di terra non corrisponde a ciò che è meglio per l’intera umanità. Joe Nevins, professore di geografia al Vassar College, usa il termine privilegio ecologico per descrivere i vantaggi basati sullo sfruttamento delle risorse nel passato e che consentono ad alcune persone di continuare a utilizzare l’ambiente in un modo più intensivo. Il privilegio ecologico “porta a coloro che ne godono maggiori opzioni, accesso e controllo sulle risorse, potere sociale e sicurezza socioeconomica e biofisica”, scrive. Il termine descrive il diritto che ha qualcuno di continuare a usare
l’ambiente semplicemente perché lo ha sempre fatto e descrive anche il sistema di sovranità statale e l’estrazione capitalista che permette e incoraggia a farlo. Finché gli interessi economici degli stati individuali non coincideranno con i più grandi bisogni ambientali del mondo, non sarà raggiunto un accordo significativo sui cambiamenti climatici. Dopo tutto L’ONU, che è l’istituzione primaria per i negoziati sul clima, preserva i diritti sovrani degli stati rispetto ai bisogni dell’ambiente globale. Finché il testo degli accordi sul cambiamento climatico dà la priorità a questa idea, un modo di combattere questo fenomeno globale non sarà possibile finché non sarà troppo tardi.
Il sistema di stati, confini e contenitori di risorse è incorporato nella nostra cultura e nel nostro modo di vivere e permea molti aspetti della nostra esistenza, al punto che è difficile immaginare la vita al di fuori di esso. Ma gli ultimi duecento anni hanno incluso importanti cambiamenti sociali che prima erano impensabili dal momento che le persone hanno resistito collettivamente alle ingiustizie nel mondo, tra le quali la schiavitù, il colonialismo, la mancanza di suffragio universale e il sistema di apartheid del Sud Africa. Oggi diamo per scontato che queste pratiche fossero ingiuste e fosse solo una questione di tempo prima che crollassero, anche se a un certo punto il cambiamento sembrava impossibile.
L’attuale sistema dei confini non è diverso.