Per reddito di dignità si intende un “reddito minimo universale” contro la povertà e il precariato, un intervento immediato di natura sia strutturale che redistributiva. Il senso di questa politica lo comprese già nel 1966 l’economista neo-keynesiano James Tobin, premio Nobel nel 1981 e inventore della tassa sui capitali: il reddito serve a “assicurare ad ogni famiglia un tenore di vita dignitoso a prescindere dalla sua capacità di guadagno” e a “costruire le capacità di ognuno di guadagnare un reddito”. Rifiutando il ricatto del lavoro povero, ad esempio. Dunque il “reddito” non esclude il “lavoro” e il “Welfare”. Implica cioè un’altra idea sia di lavoro che di Welfare.