La lezione più importante della saga di Varoufakis è che la vita nell’Eurozona mette in crisi la sopravvivenza dell’euro contro la volontà delle democrazie nazionali. I greci hanno respinto con forza l’accordo di salvataggio presentato loro in un referendum all’inizio di luglio 2015. Eppure, il loro primo ministro ha accettato un nuovo accordo di prestito ancora più duro rispetto a quello sottoposto al voto. Questa nozione di istituzioni europee ai ferri corti con la democrazia nazionale ha preso piede durante la crisi dell’euro perché ha sfruttato un sentimento più ampio sul ruolo della democrazia nell’UE.
Una lezione dell’Eurozona è stata che, dato che i paesi non possono svalutare le loro valute al fine di aumentare la competitività, devono raggiungere lo stesso
effetto abbassando i salari e i prezzi. Queste strategie ricordano un altro regime di cambio fisso, lo standard dell’oro. La differenza è che lo standard dell’oro era in vigore prima che i paesi che lo adottavano divenissero completamente democratici e fu abbandonato quando la democratizzazione prese piede abbastanza da rendere le politiche richieste dall’appartenenza ad esso impossibili da attuare attraverso procedure democratiche. L’euro comporta requisiti simili, e in Grecia ci fu un punto in cui la popolazione disse che non ce la faceva più. Eppure è stata ignorata dal governo e dal resto dell’Eurozona. In Italia, Silvio Berlusconi è stato cacciato in un morbido colpo di stato europeo nel tentativo di assicurare che il paese attuasse le riforme richieste dalla sua adesione all’Eurozona.
L’UE ha raggiunto un punto morto. Responsabili politici, esperti e commentatori diranno, quasi all’unanimità, che per risolvere i problemi che affliggono l’UE, è necessaria una maggiore integrazione. Secondo gli economisti, la crisi dell’Eurozona ha evidenziato il problema di avere una politica monetaria unica e una politica fiscale decentralizzata. La risposta si trova nell’unione fiscale: un ministero delle finanze europeo o un tesoro, capace di determinare quanto i governi tassano e spendono. In risposta alla crisi migratoria, molti hanno chiesto la trasformazione di Frontex, l’agenzia per la sicurezza delle frontiere dell’UE, in una polizia di frontiera paneuropea con autorità di agire sulla frontiera esterna di tutti gli Stati membri dell’UE. Ci e’ stato detto regolarmente che i poteri attualmente detenuti dai governi nazionali devono essere completamente investiti in un’autorità centrale. Eppure, non c’è supporto pubblico per questi cambiamenti. L’opinione pubblica sull’integrazione europea potrebbe cambiare il futuro, ma per il momento non c’è appetito per grandi trasferimenti di sovranità alla Commissione europea o qualsiasi altra istituzione dell’UE.
La Germania sta resistendo all’idea di un regime di assicurazione dei depositi comuni nell’unione bancaria dell’UE per evitare di garantire depositi dei risparmiatori in tutta l’UE. I greci non vogliono rinunciare al controllo
dei propri confini in favore di un’agenzia dell’Unione europea. Il sociologo tedesco Claus Offe ha detto che l’Europa, in queste condizioni, è “intrappolata”: incapace di andare avanti, essa non può nemmeno andare indietro. Un modo per sfuggire a questa trappola è sviluppare politiche contro i desideri delle popolazioni europee; in breve, ignorarle.