È stato detto prima. Siamo affiancati da uno stato sociale di un’epoca passata quando i capifamiglia erano ancora per lo più uomini e le persone passavano
tutta la loro vita lavorando nella stessa compagnia. Il sistema pensionistico e
le regole di protezione dell’occupazione sono ancora basate su chi è abbastanza fortunato da avere un lavoro stabile, l’assistenza pubblica è radicata nel malinteso che possiamo contare sull’economia per generare abbastanza posti di lavoro e i benefici del welfare spesso non sono un trampolino, ma una trappola. Mai prima d’ora i tempi sono stati così maturi per l’introduzione di un reddito di base universale e incondizionato. Guardatevi in giro. Una maggiore flessibilità sul posto di lavoro richiede anche la creazione di maggiore sicurezza. La globalizzazione sta erodendo i salari della classe media.
La spaccatura crescente tra i laureati e quelli senza una laurea rende essenziale dare un vantaggio a quest’ultimi. E lo sviluppo di robot sempre più intelligenti potrebbe costare il posto anche ai laureati. Nei decenni recenti la classe media ha mantenuto il suo potere di spesa indebitandosi sempre più profondamente. Ma questo modello non è praticabile, come ora sappiamo.
Il vecchio adagio “chi non lavora non mangia” è ora abusato come licenza per la disuguaglianza. Non fraintendetemi, il capitalismo è un motore fantastico per la prosperità. “Ha portato a termine meraviglie superando le piramidi egizie, gli acquedotti romani e le cattedrali gotiche”, come Karl Marx e Friedrich Engels hanno scritto nel loro Manifesto comunista.
E’ proprio perché siamo ricchi come mai prima che ora abbiamo la possibilità di fare il prossimo passo nella storia del progresso: dare ad ogni persona la sicurezza di un reddito di base.
È ciò che il capitalismo avrebbe dovuto fare da tempo.
Guardalo come un dividendo sui progressi resi possibile grazie al sangue, al sudore e alle lacrime delle generazioni passate. Alla fine, solo una parte della nostra prosperità è dovuta ai nostri stessi sforzi. Noi, gli abitanti della Terra dell’Abbonzanza, siamo ricchi grazie alle istituzioni, la conoscenza e il capitale sociale accumulato per noi dai nostri antenati.
Questa ricchezza appartiene a tutti noi. E un reddito di base permette a tutti noi di condividerla.