Le proiezioni del 2005 della Banca mondiale sui vantaggi derivanti da un accordo “probabile” di Doha sono stati accolti con grande sorpresa poiché hanno dimostrato quanto poco si possa ottenere dall’ulteriore liberalizzazione del commercio globale (vedi Ackerman e Gallagher 2008). La Banca Mondiale ha stimato che i guadagni globali per la liberalizzazione degli scambi nel 2015 sarebbero di soli 96 miliardi di dollari, dei quali solo 16 miliardi di dollari destinati al mondo in via di sviluppo. In altre parole, i vantaggi dei paesi in via di sviluppo rappresentano un aumento di reddito straordinario di solo 0,16 per cento del PIL. Questo è spesso considerato erroneamente come un aumento del tasso di crescita annuale; è un aumento straordinario del PIL. In termini pro capite, esso ammonta a $ 3.13, o meno di un centesimo al giorno pro capite per gli abitanti dei paesi in via di sviluppo. Studi come questi esaminano solo i potenziali vantaggi della liberalizzazione degli scambi, riducendo al minimo i costi. Le perdite tariffarie totali per i paesi in via di sviluppo in base alla proposta di liberalizzazione di NAMA sono state stimate in 63,4 miliardi di dollari. Molti paesi in via di sviluppo si basano sulle tariffe per più di un quarto delle loro entrate fiscali. La maggior parte dei modelli prevede anche un calo in termini di scambi per i paesi in via di sviluppo. A lungo termine, il calo degli scambi commerciali mina gli sforzi del paese in via di sviluppo per la diversificazione e lo sviluppo. Puo’ anche accentuare i problemi di equilibrio dei pagamenti nei paesi in via di sviluppo ed aggravare gli impatti delle crisi (Wise e Gallagher 2008). Inoltre, i vantaggi derivanti dall’adozione di regole sulla proprietà intellettuale e sulla regolamentazione finanziaria sul modello dei paesi industrializzati sono anche discutibili dal punto di vista di una prospettiva di sviluppo.