Imparare le lezioni giuste dalla storia
Questa osservazione non è mai più rilevante che nella progettazione della politica di sviluppo, ma questo è il settore dove viene più ignorata. Sebbene abbiamo abbondanza di esperienze storiche dalle quali attingere, non ci preoccupiamo di apprendere da loro e accettiamo senza dubitarne il mito prevalente che i paesi ricchi di oggi si siano sviluppati attraverso la politica del libero commercio e del libero mercato.
Ma la storia ci dice che, nella prima fase del loro sviluppo, praticamente tutti i paesi di successo hanno usato una miscela di protezione, sovvenzioni e regolamenti per sviluppare le loro economie.
Purtroppo, un’altra lezione della storia è che i paesi ricchi hanno “buttato giù la scala” forzando politiche di libero commercio e di libero scambio nei paesi poveri. I paesi già avviati non vogliono che altri concorrenti emergano attraverso le politiche nazionaliste che essi stessi hanno usato con successo nel passato.
La liberalizzazione commerciale ha anche creato altri problemi. Ha aumentato le pressioni sui bilanci pubblici, in quanto ha ridotto i ricavi delle tariffe. Questo è stato un problema particolarmente grave per i paesi più poveri. Poiché mancano delle capacità di riscossione delle imposte e poiché le tariffe sono le tasse più facili da raccogliere, esse dipendono pesantemente dalle tariffe (che a volte rappresentano oltre il 50% del totale delle entrate pubbliche) . Di conseguenza, l’aggiustamento fiscale che doveva essere effettuato in accordo con la liberalizzazione degli scambi su larga scala è stato enorme in molti paesi in via di sviluppo – anche un recente studio del FMI dimostra che nei paesi a basso reddito che hanno capacità limitate di raccogliere altre tasse, quasi il 30% delle entrate perdute a causa della liberalizzazione degli scambi negli ultimi 25 anni è stato composto da altre tasse. Inoltre, i più bassi livelli di attività imprenditoriali e la disoccupazione più elevata derivanti dalla liberalizzazione del commercio hanno ridotto i redditi delle imposte sul reddito. Quando i paesi erano già sotto una forte pressione del FMI per ridurre i loro deficit di bilancio, la caduta delle entrate significava gravi tagli alla spesa, spesso in settori vitali come l’istruzione, la salute e l’infrastruttura fisica, danneggiando la crescita a lungo termine. È certamente possibile che una graduale liberalizzazione degli scambi possa essere stata vantaggiosa, e anche necessaria, per alcuni paesi in via di sviluppo negli anni ’80 – pensiamo all’India e alla Cina. Ma ciò che è accaduto in un quarto del secolo scorso è stata una liberalizzazione commerciale rapida, non pianificata e globale. Solo per ricordarlo al lettore, durante i ‘vecchi tempi peggiori’ dell’industrializzazione sostitutiva dell’importazione (ISI), i paesi in via di sviluppo crescevano in media al tasso doppio di quello che fanno oggi sotto il libero scambio. Il libero scambio semplicemente non funziona per i paesi in via di sviluppo.