Quando si parla di nascita come fonte di cittadinanza, bisogna distinguere tra due principi che definiscono l’adesione ad uno stato dell’epoca moderna: ius soli (“la legge del suolo”) e ius sanguinis (“la legge del sangue”). Mentre ius soli e ius sanguinis sono tipicamente presentati come antipodi, è importante notare che entrambi si affidano e sostengono una concezione di appartenenza limitata. Condividono l’assunzione di base della scarsità: solo un pool limitato di individui può acquisire automaticamente la cittadinanza in una determinata nazione. Una volta introdotta l’idea della scarsità, ci troviamo di fronte al dilemma dell’allocazione o del confine: in altre parole, come determiniamo se una persona deve essere inclusa nel cerchio dei membri o lasciata fuori dai suoi parametri? Entrambi i principi risolvono questo dilemma in maniera simile: basandosi sul trasferimento del diritto al diritto di nascita. La distinzione tra di essi sta nel fattore di collegamento utilizzato per demarcare i confini di appartenenza di una rispettiva nazione: ius soli si basa sul luogo di nascita; ius sanguinis sulla discendenza.

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