È ironico che più vicino i libertari sociali ci spostano verso il loro ideale ideologico di capitalismo laissez-faire, meno l’economia risponda alle reali esigenze delle persone e del pianeta. Ironia della sorte, le ragioni del fallimento sono praticamente identiche alle ragioni per cui le economie marxiste hanno fallito: entrambe conducono alla concentrazione del potere economico in irrinunciabili istituzioni centralizzate – lo stato nel caso del marxismo, e la
società transnazionale nel caso del capitalismo.
Entrambi creano sistemi economici che distruggono i sistemi viventi della Terra
in nome del progresso economico.
Entrambi producono una dipendenza sfrenata da mega-istituzioni che erode il capitale sociale dal quale dipende la funzione efficiente dei mercati, dei governi e della società.
Entrambe hanno una visione economica limitata dei bisogni umani che non tiene conto del senso della connessione spirituale con la terra e la comunità essenziale per mantenere il tessuto morale della società.
Un sistema economico può rimanere valido solo fintanto che la società possiede meccanismi per contrastare la concentrazione e l’abuso del potere di stato e del mercato e l’erosione del capitale naturale, sociale e morale che tale abuso comunemente aggrava. Il pluralismo democratico non è una risposta perfetta
al problema del governo, ma sembra essere il migliore che abbiamo scoperto
nel nostro mondo imperfetto.
Il pluralismo democratico fonde le forze del mercato, del governo e della società civile per mantenere un equilibrio dinamico tra le esigenze di ordine e equità sociali essenziali spesso in competizione, la produzione efficiente di beni e servizi, la responsabilità del potere, la protezione della libertà umana, e la continua innovazione istituzionale. Questo equilibrio trova espressione nel mercato regolamentato, non nel libero mercato e nelle politiche commerciali che
collegano le economie nazionali tra di loro in un quadro di regole che mantengono la concorrenza nazionale e favoriscono le imprese nazionali che
impiegano lavoratori locali, soddisfano gli standard locali, pagano le tasse locali e funzionano in un robusto sistema di governo democratico.
In una società sana, il settore civile è considerato adeguatamente il primo settore, in quanto è l’arena della cittadinanza, dell’espressione individuale e
della partecipazione democratica. Al tempo stesso, la salute della società dipende dalla vitalità di tutti e tre i settori. Senza le istituzioni del governo
e l’economia, la società sarà senza legge e impoverita. Dal momento che il governo è il corpo attraverso il quale i cittadini stabiliscono e mantengono le
regole per tutti i settori, è opportuno considerarlo il secondo settore.
Il ruolo del settore economico è quello di servire le esigenze della società definite dalle persone attraverso i loro acquisti, la loro scelta di lavoro, le regole e le priorità determinate democraticamente attraverso la loro partecipazione al governo. È quindi giustamente subordinato sia ai settori civico che governativo
ed è appropriatamente designato il terzo settore.