In un’economia “finanziarizzata”, due forze importanti guidano l’economia: (1) la creazione di nuove attività e (2) la capacità di ristrutturare tali attività in modo tale da determinare il loro valore monetario, come un modo per rivelare ulteriori flussi finanziari. Questo può avvenire in molti modi. Ad esempio, “attività” possono essere utilizzate come garanzia per ottenere prestiti, o il loro valore può giustificare un dividendo agli azionisti, o guadagni da una operazione in derivati. Il tipo di controllo che conta, in altre parole, si trova esclusivamente nella capacità di organizzare le relazioni tra entità economiche in modo tale da generare un movimento in valori monetari; come risultato, queste relazioni non valgono principalmente per la loro capacità di generare questo o quel prodotto finale, ma semplicemente per la loro importanza finanziaria.
E ‘questa caratteristica del capitale finanziario, vale a dire il suo essere bloccato in una catena di auto-referenza, che dà origine a quello che chiamerei “capitale affamato.” Nell’economia finanziarizzata, infatti, la riproduzione del capitale è meno dipendente dalla proprietà di particolari mezzi di produzione e dal loro assemblaggio in un insieme a fini di lucro, in modo che il capitale passa attraverso cicli di “immobilizzazione” in proprietà fisiche e ri-mobilitazione alla fine di un ciclo produttivo. Invece, vi è un crescente tentativo di ristrutturare i rapporti di produzione in modo da massimizzare il valore finanziario, per lo sblocco immediato del valore “latente”, per essere monetizzato in ambienti finanziari attraverso vari mezzi. E ‘proprio questa unità a “sbloccare” il valore in termini finanziari che dà al sistema economico il suo carattere attuale di una forza espansiva “affamata”, cercando di riordinare relazioni più-che-economiche in assemblaggi strettamente economici che sono oggetto di una metrica finanziaria. In questo sistema si sviluppa anche una maggiore concorrenza tra le diverse categorie di attività, perche’ il carattere specifico delle relazioni confezionate in una risorsa conta meno del suo valore finanziario, e della capacità di ristrutturarle al fine di massimizzarne il profitto.