Ma se il PIL è la vera misura del prodotto di una nazione, allora gli abitanti delle Bermuda, un “territorio britannico d’oltremare”, che nel 2006 vantava il più alto PIL pro capite al mondo, sono tra i membri più produttivi dell’ umanità. Questo paradiso fiscale ha sorpassato il Lussemburgo aggiudicandosi il primo posto dopo essere diventato una delle mete preferite per gli hedge fund rimasti senza casa dopo la distruzione del World Trade Center nel 2001, ed ha ricevuto un ulteriore impulso dalla devastazione di New Orleans da parte dell’uragano Katrina nel 2005. Il Financial Times ha riferito che “l’attività di riassicurazione delle Bermuda è aumentata enormemente. la rapida crescita e’ iniziata dopo gli attacchi dell’11 settembre del 2001 ed e’ ancora aumentata dopo l’uragano Katrina. Questi disastri hanno spinto verso l’alto il costo dei premi assicurativi agevolando hedge fund e gruppi di private equity a precipitarsi nel settore, nella speranza di trarre grossi profitti se i premi rimangono alti. Le Bermuda sono diventate la loro posizione privilegiata. Eppure, oltre a cocktail in bar sulla spiaggia e altri servizi turistici di lusso, e l’uscita di circa 1.500 Bermudiani impiegati in agricoltura e nella pesca, non si produce in Bermuda; e lo status ufficiale di “nazione più produttiva del mondo” si basa sulla presunta straordinaria produttività della propria comunità di espatriati di commercianti di hedge fund e banchieri offshore.
Milleseicento chilometri a sud-sud-ovest delle Bermuda si trova un’altra nazione, la Repubblica Dominicana (DR), che condivide l’isola di Hispaniola con Haiti, dove 154.000 lavoratori faticano per un tozzo di pane in cinquantasette zone di trasformazione per l’esportazione, la produzione di calzature e abbigliamento principalmente per il mercato nordamericano.
UNCTAD ha riferito nel 2013 che “circa l’ 80 per cento del commercio mondiale (in termini di esportazioni lorde) è legata alle reti internazionali di produzione delle multinazionali.