E se la Siberia settentrionale dovesse diventare più abitabile e appropriata per l’agricoltura, mentre le grandi regioni sub-sahariane diventassero troppo aride per accogliere grandi popolazioni: come sarebbe organizzato un tale scambio di popolazione?

Quando cose simili sono accadute in passato, i cambiamenti sociali si sono  verificati in modo caotico e spontaneo, accompagnati da violenza e distruzione. Tale prospettiva e’ catastrofica nelle condizioni odierne, con armi di distruzione di massa a disposizione di praticamente tutte le nazioni. La principale lezione da imparare, quindi, è che l’umanità dovrebbe prepararsi a vivere in modo piu ‘plastico’ e nomade: i cambiamenti locali o globali nell’  ambiente possono comportare la necessità di trasformazioni sociali inaudite e movimenti di popoli su larga scala.
Noi siamo tutti radicati ad un particolare modo di vita, protetto da diritti, ma alcune contingenze storiche possono tutto ad un tratto gettarci in una situazione in cui ci troviamo costretti a reinventare le coordinate di base del nostro modo di vivere. Sembra che ancora oggi, secoli dopo l’arrivo di uomini bianchi, i nativi
americani (gli Indiani) non siano riusciti a stabilizzare la loro situazione in un nuovo modo di vivere. Una cosa è chiara: in casi di tale agitazione, la sovranita’ nazionale dovrà essere ridefinita radicalmente e si dovranno inventare nuovi livelli di cooperazione globale.
E per quanto riguarda l’immenso cambiamento economico e dei consumi che dovrà avvenire a seguito di nuovi modelli meteorologici o della carenza di fonti di acqua e di energia? Attraverso quale processo decisionale tali modifiche saranno  concordate ed eseguite ? La soluzione non è una mitica ‘libertà di movimento per tutti’, ma un processo di cambiamento preparato con cura e  ben organizzato. L’ Europa dovrà riaffermare il suo pieno impegno a fornire i mezzi per la sopravvivenza dignitosa dei rifugiati.
Non ci dovrebbe essere alcun compromesso in questa situazione. Le grandi migrazioni sono il nostro futuro, e l’unica alternativa a tale impegno è una rinnovata barbarie (o quello che alcuni chiamano ‘scontro di civiltà’). Tuttavia, il compito più difficile ed  importante è un cambiamento economico radicale che abolisca le condizioni che creano i rifugiati. La causa ultima dei rifugiati è oggi il capitalismo globale stesso e i suoi giochi geopolitici. Se non lo trasformiamo radicalmente, gli immigrati dalla Grecia e da altri paesi europei presto si uniranno ai rifugiati africani.

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