Perché l’Europa vacilla quando la crisi potrebbe essere risolta in modo semplice e veloce?
Comincerò spiegando come le crisi gemelle di fronte alla zona euro – l’una che coinvolge gli stati indebitati e l’altra che affligge il settore bancario – potrebbero essere risolte senza indugio. L’approccio europeo ha fallito perché ha ignorato sia il modo in cui la crisi del debito e la crisi bancaria si rafforzano a vicenda che chiuso un occhio per la causa profonda della crisi: la mancanza di un meccanismo di surplus di riciclaggio al centro della zona euro. Qui esporro’ tre semplici passi con i quali potrebbero essere messi in atto rimedi efficaci.
Il primo passo sarebbe, per la BCE, proseguire la sua generosa assistenza alle banche a condizione che le banche cancellino una parte significativa del debito che i paesi in deficit hanno presso di loro. (La BCE ha un ampio potere di contrattazione in questo ambito, poiche’ gestisce costantemente i liquidi delle banche in fallimento in Europa.)
La fase due vedrebbe la BCE ascrivrere nei suoi libri contabili, con effetto immediato, una parte del debito pubblico di tutti gli Stati membri, pari in valore nominale al debito che il Trattato di Maastricht permette loro di avere (vale a dire fino al 60 per cento del PIL ). Il trasferimento sarebbe finanziato da obbligazioni emesse dalla BCE che sono proprio sotto la propria responsabilità, piuttosto che essere garantite dagli Stati membri. Gli Stati membri in tal modo continuano a onorare i loro debiti, ma, almeno per la parte relativa a Maastricht, pagano i tassi di interesse più bassi garantiti dal prestito obbligazionario BCE.
Infine, il terzo passo mette in gioco un’altra istituzione venerabile dell’UE, la Banca europea per gli investimenti (BEI). La BEI ha il doppio della capacità di investire in progetti redditizi di quanto non faccia la Banca Mondiale. Purtroppo è sottoutilizzata perché, nell’ambito della normativa vigente, gli Stati membri devono anticipare una parte degli investimenti. Dato lo stato terribile in cui si trovano, gli stati in deficit della zona euro non possono permettersi di fare questo. Ma concedendo agli Stati membri la facoltà di finanziare il loro contributo ai progetti di investimento finanziati dalla BEI per mezzo di obbligazioni emesse a questo scopo dalla BCE (vedi sopra fase due), la BEI può diventare il meccanismo di riciclaggio del surplus che manca attualmente nella zona euro. Il suo ruolo sarebbe quello di prendere in prestito, con l’assistenza della BCE, le eccedenze provenienti da paesi europei ed extra-europei in surplus e investire nelle regioni deficitarie in Europa.
Riassumendo, i primi due passi risolverebbero la crisi del debito, e il terzo sosterrebbe la zona euro, fornendo l’anello mancante – il meccanismo che non ha mai avuto, la mancanza del quale ha causato la crisi dell’euro in risposta al crollo del 2008.
Ma se ho ragione su tutto questo, perché l’Europa non segue questo suggerimento, o fa qualcosa in questo senso? Forse e’ il momento di fornire la risposta. Se la crisi dell’euro dovesse essere risolta in modo rapido e indolore, la Germania (e gli altri paesi della zona euro in surplus) perderebbero l’immenso potere contrattuale che la crisi latente porge al governo tedesco nei confronti della Francia e dei paesi in deficit.
Considerando lo stesso punto in modo differente, i paesi in surplus hanno ora un piede all’interno della zona euro e un piede fuori di essa. Da un lato, hanno legato ad essi il resto della zona euro per mezzo di una moneta comune, assicurando in tal modo notevoli eccedenze intra-zona euro. D’altra parte, sanno che la crisi in atto pregiudica i paesi in deficit in maniera sproporzionata e, fintanto che i paesi con un avanzo mantengono la possibilità di uscire dalla zona euro, il loro potere contrattuale nei forum in Europa è immenso. Per esempio, ogni volta che il cancelliere tedesco vuole togliere qualche punto dall’ordine del giorno, lo fa senza opposizione. Ma se si uscisse dalla crisi domani in un modo che impedisca ai paesi in surplus di lasciare la zona euro, allora il cancelliere tedesco sarebbe solo uno tra circa due dozzine di capi di governo attorno ad un grande tavolo.
Ora, si noti come il secondo passo della mia soluzione della crisi dell’euro impedirebbe alla Germania di lasciare la zona euro: una volta che la BCE, una istituzione comune, acquisisce grandi debiti (mediante l’emissione di obbligazioni proprie), diventa impossibile distribuire questo debito comune tra i diversi stati membri. Quindi, è impossibile per chiunque uscire dalla zona euro. Inoltre, se si adotta il terzo passo, e si dota l’Europa del meccanismo di riciclaggio del surplus mancante, il simulacro della Germania sarà davvero svilito. Così sembra che la crisi dell’euro sia del tutto inutile dal punto di vista economico, ma che serva gli interessi di mantenere in Europa il ruolo che la Germania ha sviluppato per se stessa durante il regno del Minotauro globale. E ora che il Minotauro è kaput, l’Europa è in crisi e la Germania non vuole ammetterlo.