Recentemente, il trattato sul commercio internazionale TTIP (Transatlantic Trade and Investment Partnership) ha acquisito un nuovo simbolo: la fredda risposta del commissario del commercio UE Cecilia Malmström, che, quando un giornalista le ha chiesto come avrebbe potuto continuare la sua promozione del TTIP di fronte alla massiccia opposizione pubblica, ha risposto senza vergogna: “non ho avuto il mio mandato da parte dei cittadini europei”
In un insuperabile atto di ironia, il suo nome di famiglia è una variante di ‘maelstrom’. Il quadro generale dell’impatto sociale del TTIP è abbastanza chiaro: non e’ nient’altro che un assalto brutale alla democrazia. Cio’ risulta chiaro in particolare nel caso del cosiddetto Investor–State Dispute Settlement (ISDS), che permette alle aziende di citare in giudizio il governo se le sue politiche si traducono in una perdita di profitti.
Questo significa, in poche parole, che corporazioni multinazionali non elette possono dettare le politiche dei governi democraticamente eletti. ISDS sono
già in atto in alcuni accordi commerciali bilaterali, in modo che possiamo vedere come lavorano. La società energetica svedese Vattenfall ha attualmente citato in giudizio il governo tedesco per miliardi di dollari in seguito alla sua decisione di eliminare gradualmente le centrali nucleari sulla scia del disastro di Fukushima. Una politica volta alla tutela della salute pubblica messa in atto da un governo democraticamente eletto è quindi minacciata da un gigante dell’energia a causa di una potenziale perdita di profitti.