Il neoliberismo è stato progettato e realizzato dai politici visionari: Pinochet in Cile; Thatcher e il suo cerchio ultra-conservatore in Gran Bretagna; Reagan e la guerra fredda, che lo ha portato al potere. Avevano affrontato una massiccia resistenza da parte del lavoro organizzato e ne avevano avuto abbastanza.
In risposta, questi pionieri del neoliberismo sono giunti ad una conclusione che ha dato forma alla nostra epoca: un’economia moderna non può coesistere con una classe operaia organizzata.
Di conseguenza, decisero di distruggere completamente il potere contrattuale collettivo del lavoro, le tradizioni e la coesione sociale. I sindacati erano stati sotto attacco anche in precedenza – ma sempre da parte di politici che avevano paternalisticamente offerto il minore dei due mali: al posto della militanza, avrebbero incoraggiato una forza lavoro ‘buono’, definita dal socialismo moderato, con i sindacati controllati da agenti dello Stato. E hanno contribuito a costruire comunita’ stabili e socialmente conservatrici che sarebbero potute essere il terreno di coltura per soldati e servitori. Il programma generale del conservatorismo, e anche del fascismo, era stato quello di promuovere un diverso tipo di solidarietà che servisse a rafforzare gli interessi del capitale. Ma era ancora solidarietà. I neoliberisti cercavano qualcosa di diverso: l’ atomizzazione. Poiché la generazione di oggi vede solo il risultato del neoliberismo, è facile perdere di vista il fatto che questo obiettivo – la distruzione del potere contrattuale del lavoro – era l’essenza dell’intero progetto: era un mezzo per tutti gli altri fini. Il principio guida del neoliberismo non è il libero mercato, né la disciplina fiscale, né il denaro sonante, né la privatizzazione o la delocalizzazione – e nemmeno la globalizzazione. Tutte queste cose erano sottoprodotti o armi del suo obiettivo principale: rimuovere dall’equazione il lavoro organizzato.