“Cerchiamo di essere chiari: fintanto che condividiamo la stessa moneta, è del tutto giustificato coordinare il livello di deficit, così come l’orientamento generale delle nostre politiche economiche e sociali. Ma in poche parole, queste scelte comuni devono essere fatte in modo democratico, in piena luce, a seguito di un dibattito pubblico e pluralista, e non mediante l’applicazione di regole meccaniche e sanzioni automatiche che, dal 2011-12, hanno portato a una rapida riduzione del disavanzo e una recessione generalizzata nella zona euro. Il risultato è stato un’esplosione della disoccupazione, che è scesa ovunque (negli Stati Uniti, così come nei paesi europei al di fuori della zona euro), e i debiti pubblici sono aumentati, l’opposto dell’obiettivo proclamato. La scelta del deficit e dei livelli di investimento pubblico è una decisione politica che deve adattarsi rapidamente alla situazione economica. Deve essere frutto di una decisione democratica, nel quadro di un parlamento della zona euro in cui ogni parlamento nazionale dovrebbe essere rappresentato in proporzione alla popolazione di ogni paese, né più né meno”.