Dal momento nel quale la seconda rivoluzione industriale ha raggiunto il picco e si è schiantata nel Luglio 2008, quando il prezzo del greggio ha raggiunto il record di 147 dollari al barile sui mercati mondiali, la concentrazione del potere economico nelle mani di un piccolo numero di giocatori aziendali in ogni settore aveva raggiunto il picco in modo simile.
Tre aziende di energia – ExxonMobil, Chevron, Conoco Phillips – sono tra le quattro più grandi aziende statunitensi e controllano gran parte del mercato nazionale di petrolio.
Ho già detto che AT&T e Verizon insieme hanno il controllo del 64 per cento del settore delle telecomunicazioni. In uno studio pubblicato nel 2010, il governo federale ha rilevato che nella maggior parte degli stati una società elettrica controlla dal 25 al 50 per cento della proprietà; complessivamente, solo 38 aziende – il 5 per cento delle 699 aziende identificate – controllano il 40 per cento della produzione nazionale di elettricita’.
Quattro aziende automobilistiche – General Motors, Ford,
Chrysler e Toyota – controllano il 60 per cento del mercato delle automobili. Cinque aziende – News Media Corp., Google, Garnett, Yahoo e Viacom – controllano il 54 per cento del mercato dei media statunitense. Nell’ industria dell’ Arcade, del cibo e del divertimento, CEC (Chuck E. Cheese) Entertainment, Dave & Busters, Sega Entertainment, e Namco Bandai Holdings controllano il 96 per cento del mercato.
Nell’industria manifatturiera degli elettrodomestici, le prime quattro
aziende – Whirlpool, Electrolux AB, General Electric, e LG
Elettronica – controllano il 90 per cento del mercato. Si possono trovare modelli di concentrazione simili in ogni altro grande settore dell’economia degli Stati Uniti.
Oggi, al tramonto dell’era dei combustibili fossili, l’industria petrolifera resta
quella con la maggiore concentrazione nel mondo, seguita da vicino da quella
delle telecomunicazioni e dall’ industria della generazione e distribuzione di energia elettrica.
Praticamente tutte le altre industrie che dipendono dal carburante fossile
e dalle telecomunicazioni richiedono, per necessità, una spesa enorme di capitale per stabilire l’integrazione verticale sufficiente e l’ attuazione di economie di scala per recuperare i loro investimenti e sono quindi costretti a gestire le proprie attività lontane utilizzando processi di comando e controllo altamente razionalizzati.
Tre delle quattro aziende a maggiore partecipazione nel mondo di oggi sono aziende petrolifere – Royal Dutch Shell, ExxonMobil e BP. Sotto i giganti del petrolio ci sono dieci banche – JPMorgan Chase, Goldman Sachs, BOA Merrill Lynch, Morgan Stanley, Citigroup, Deutsche Bank, Credit Suisse, Barclays Capital, UBS e Wells Fargo Securities – che controllano quasi il 60 per cento degli investimenti in tutto il mondo del mercato bancario. E sotto gli investitori finanziari ci sono 500 aziende – con un fatturato combinato di 22,5 miliardi di dollari scambiati a livello globale, che è pari a un terzo di 62 miliardi di dollari del PIL mondiale – che sono inestricabilmente collegati e dipendenti da combustibili fossili, telecomunicazioni globali e rete elettrica mondiale per la loro stessa esistenza. In nessun altro periodo della storia così poche istituzioni hanno esercitato così tanto potere economico sulla vita di tante persone.