L’idea che il denaro può essere amministrato apoliticamente, dai soli mezzi tecnici, è una follia pericolosa delle piu’ grandi. Fantasticare di denaro apolitico era quello che rendeva il sistema aureo nel periodo tra le due guerre un sistema primitivo la cui scomparsa ha generato inevitabilmente picchiatori fascisti e nazisti con gli effetti che tutti conosciamo e lamentiamo.
Il sistema aureo fu sostenuto dall’idea di depoliticizzare il denaro collegando la sua quantità alla quantità di oro – un metallo che i politici non potevano evocare dal nulla poiche’ e’ stato fornito dalla natura in maniera esogena. Oggi la stessa fantasia del denaro apolitico si puo’ trovare non solo nella costruzione di una banca centrale europea che non deve rispondere ad alcun parlamento (come la Thatcher ha sottolineato molto astutamente), ma anche in valute digitali, diavolerie come Bitcoin, il cui punto di forza è l’assenza di autorità politica su di esse.
Il Presidente Giscard e il Cancelliere Schmidt nel 1978 allusero alla creazione di un regno centrale europeo che lo spirito di Carlo Magno avrebbe approvato. Alla fine degli anni ’80 e all’inizio dei ’90 François Mitterrand aveva immaginato la moneta unica come un preludio alla federazione. L’euro è stato sempre, nelle parole della Thatcher, “relativo alla politica europea”. La domanda era: che tipo di politica? Il genere che promuove l’idea di prosperità comune all’interno di un’Europa democratica? O il tipo che divide gli europei e trasforma le loro democrazie in camicie vuote appese ad asciugare sul filo di una banca centrale inspiegabile?
Ahimè, questa domanda non e’ mai stata posta seriamente. La dimensione politica dell’Unione monetaria era limitata a sermoni su come essa fosse parte del dovere storico dell’Europa in vista di un’ unione sempre piu’ stretta. Qualsiasi preoccupazione che una moneta comune potesse, forse inavvertitamente, causare rotture dell’economia sociale europea e’ stata respinta immediatamente come vaneggiamento di pericolosi, delusi populisti non idonei per l’ammissione alla buona società.
E’ sconcertante che l’Europa fosse caduta nell’illusione che la critica della sua unione monetaria fosse stata necessariamente guidata dal nazionalismo e, viceversa, che a difendere la moneta comune fossero stati solamente coloro che avevano sacrificato i propri interessi nazionali in favore dell’ Europa. Il punto di vista di Noelling era, giustamente, che i leader economici Francia e Germania avessero visto l’unione monetaria come un mezzo per guadagnare potere e perseguire ciò che percepivano essere i loro interessi nazionali, spesso contro gli interessi dei loro partners europei. Una guerra con altri mezzi – come il presidente De Gaulle defini’ il suo piano per l’unione monetaria con la Germania nel 1964.
Idealmente, le istituzioni europee avrebbero dovuto armonizzare gli interessi nazionali dei suoi membri in un disegno comune europeo. Ma pensare che l’unione monetaria avrebbe ottenuto automaticamente questa armonia è stata una pericolosa illazione. Che l’unione monetaria fosse un bene per l’economia europea e coerente con la sua democrazia avrebbe dovuto essere un teorema. L’Europa, tuttavia, ha deciso di trattarlo come un assioma.
le élite europee hanno voluto una mega-burocrazia in combutta con il grande business oligopolistico senza i capricci della politica democratica federale. In tale ottica, è stata istituita un ‘ “Europa di Stati” in intenzionale opposizione a un’ “Europa dei cittadini”. Bruxelles è stata costruita sulla falsariga di “Noi i governi …” per precludere l’ideale di “Noi, il popolo …” Questa mega-burocrazia è stata inventata per servire un cartello di grandi imprese alla ricerca di regole comuni e standard di settore in totale indipendenza da ogni parlamento con potere reale sulle sue azioni.