“L’Unione europea ha una popolazione di quasi 510 milioni nel 2015,
rispetto ai circa 485 milioni nel 1995 (considerandondo costanti i suoi confini).
Questa crescita della popolazione di 25 milioni in vent’anni non è affatto eccezionale in sé (crescita appena dello 0,2 per cento ogni anno, rispetto al 1,2 per cento per la popolazione mondiale in generale nello stesso periodo).
Ma il punto importante è che i tre quarti di questa crescita è dovuta alla migrazione (più di 15 milioni). Così, tra il 2000 e il 2010, l’Unione europea ha assorbito un flusso di immigrazione (al netto di emigrazione) di circa 1 milione di persone all’anno – un livello equivalente a quello degli Stati Uniti, e in un’area ben più culturalmente e geograficamente diversificata (L’Islam rimane marginale negli Stati Uniti). In quel periodo non troppo tempo fa, quando il nostro continente era (relativamente) accogliente, la disoccupazione in Europa è stata in calo, almeno fino al 2007-8. il paradosso è che gli Stati Uniti, grazie alla loro praticità e la loro fiscale e flessibilità monetaria, sono usciti molto velocemente dalla crisi che si era innescata. Sono rapidamente tornati a crescere (il suo PIL nel 2015 è del 10 per cento in più rispetto al 2007), e l’immigrazione e’ tenuta stabile a circa 1 milione di persone all’anno. Ma l’Europa, impantanata in atteggiamenti sterili e di divisione, ancora non ha riacquistato il suo livello di attività pre-crisi, con conseguente aumento della disoccupazione e chiusura delle frontiere. L’immigrazione e’ drasticamente diminuita da 1 milione all’anno tra il 2000 e il 2010 a meno di 400.000 all’anno tra il 2010 e il 2015″.