Un risultato dovuto in parte al cambiamento di ideologia associato a Keynes, e’ che i governi delle nazioni capitalistiche industrializzate giocano un ruolo enormemente determinante nella gestione della loro economia rispetto al passato.
Ognuno spera di adottare politiche che manterranno la quasi totale occupazione (il che implica un elevato livello di profitti) e la crescita continua della propria economia, evitando eccessiva inflazione, mantenendo un saldo positivo commerciale e l’equilibrio della sua bilancia dei pagamenti. Le politiche che ogni paese adotta interagiscono con gli altri. La maggiore coerenza interna delle politiche nazionali aggrava l’anarchia internazionale. Nel frattempo, la crescita delle grandi imprese nazionali e internazionali sta creando posizioni indipendenti di potere trasversali o manipola le politiche dei governi nazionali.
Ci sono segnali che gli anni ’70 potrebbero rivelarsi un test per il capitalismo moderno. E ‘possibile mantenere la quasi totale occupazione senza un aumento eccessivo dell’inflazione? Può essere messo a punto un sistema monetario internazionale che possa liberarsi dei ceppi che le politiche nazionali hanno posto su di esso? Anche se si superassero le crisi che si profilano e ci attendesse un nuovo corso di prosperita’, rimarrebbe comunque un problema più profondo. Il capitalismo moderno non ha altro scopo se non la continua crescita. Evitare l’aggravarsi della disoccupazione e mantenere l’aumento dei salari reali assicura l’adesione dei lavoratori, l’aumento dei consumi compiace l’opinione pubblica e le opportunità di profitto incoraggiano l’industria ad espandersi.
Il successo economico nazionale si identifica con il PIL. Non ci si pongono domande circa il tipo di produzione. Il successo del capitalismo moderno per gli ultimi venticinque anni è stato strettamente legato alla corsa agli armamenti e al commercio di armi (per non parlare delle guerre che le impiegano); esso non è riuscito a vincere la povertà nei propri paesi, e non è riuscito a contribuire (a dir poco) a promuovere lo sviluppo del Terzo Mondo. Ora ci viene detto che si sta rendendo il pianeta inabitabile, anche in tempo di pace. Dovrebbe essere compito degli economisti fare del loro meglio per illuminare l’opinione pubblica sugli aspetti economici di questi problemi minacciosi la risoluzione dei quali e’ ostacolata da teorie economiche che (con tutte le riserve ed eccezioni del caso) rappresentano il mondo capitalistico come un kibbutz gestito in modo perfettamente illuminato per massimizzare il benessere di tutti i suoi membri.